"Non farei mai uno spot con una famiglia omosessuale". A pronunciare questa frase fu Guido Barilla, amministratore delegato dell"omonima azienda simbolo del made in Italy, attirando su di sé e sui suoi spaghetti una ridda di polemiche e un vero e proprio boicottaggio che lo costrinse a scusarsi pubblicamente con lavoratori e clienti gay.Oggi, a cinque anni di distanza da quel mea culpa, l"azienda ha cambiato totalmente policy. Altro che spot soltanto con mamma e papà. Sui pacchi degli iconici spaghetti numero cinque ora campeggiano sensuali scene saffiche dai colori pop in omaggio alla tolleranza e al rispetto delle differenze. A firmare gli imballaggi da collezione, presentati lo scorso ottobre al Pasta World Championship di Milano, è la designer Olimpia Zagnoli.La stessa illustratrice, rivela il quotidiano La Verità, che cinque anni fa era tra i capofila della furiosa campagna di boicottaggio contro il pastificio. Ma oggi Barilla è un"azienda diversa. Ad assicurarlo è Kristen Anderson, la Chief Diversity Officer del gruppo industriale, che vigila sul rispetto dei diritti delle persone omosessuali che lavorano all"interno dell"azienda e si occupa di promuovere iniziative gay friendly, come quella delle illustrazioni saffiche sui pacchi di pasta, che definisce "un messaggio di amore e inclusione".Insomma, c"è voluto un po" per far cambiare idea al numero uno del gruppo, ma il risultato alla fine è arrivato e oggi quella frase detta cinque anni fa appare ormai lontana anni luce. Dal no agli spot con le famiglie omosessuali alla pasta LGBT, insomma, il passo è breve. Del resto, come si dice, pecunia non olet.