Era andato a caccia insieme ai suoi amici, Fulvio Ceccanti, pensionato di 63 anni, ucciso da un colpo di fucile. Per lui non c'è stato niente da fare: è morto in mezzo al bosco, accanto al suo fucile e ai suoi compagni, che hanno tentato in tutti i modi di rianimarlo.A imbracciare il fucile da cui è partito il colpo, un suo caro amico, Luca Fornai, 64 anni, che insieme a Ceccanti e ad altre persone partecipava a una battuta di caccia al cinghiale nelle campagne di Palaia, nel Pisano, come racconta il Corriere della Sera. L'uomo, disperato, era"convinto di centrare un cinghiale appena stanato". Per questo, avrebbe sparato tre colpi, uno dei quali ha colpito Ceccanti alla testa. Fornai è stato indagato per omicidio colposo, anche se il pallettone che ha ucciso l'amico potrebbe essere arrivato di rimbalzo, assumendo una traiettoria che nessuno poteva prevedere.Fulvio, residente a Bientina, in provincia di Pisa, sposato e con due figli, è l'ottava vittima, da quando è stata aperta la stagione venatoria 2018. E, a detta dell'onorevole Michela Vittoria Brambilla, "nelle undici stagioni di caccia tra il 2007 e il 2018 ci sono state 217 vittime e 804 feriti". Così, mentre la procura indaga sulla morte del 63enne e la sua famiglia lo piange, infuria la polemica, tra chi vorrebbe abolire la caccia, in quanto "attività pericolosa anche per gli uomini", e chi propone di introdurre il reato di omicidio venatorio. Secondo la Brambilla, infatti, chi uccide nel corso di una battuta di caccia deve essere punito più severamente di chi commette un omicidio colposo, perché sa di tenere in mano un'arma letale:"È lo stesso principio del reato di omicidio stradale e la pena base che vorrei applicare è identica: da due e sette anni di reclusione".