È molto contento, Lewis Hamilton. Pole numero dieci dell'anno, per di più nel decimo anniversario del suo primo titolo mondiale e del primo grande schiaffo rifilato dal talento inglese ai vari talenti mestamente succedutisi in sella al Cavallino. Cinque mondiali a zero il parziale dei successi iridati. Uno con la McLaren, quattro al volante della monoposto über alles, e però cinque sempre motorizzati Mercedes che, per inciso, ieri ha conquistato la centesima pole. È molto contento Lewis, perché al primo gran premio stagionale da pentacampione non potevano esserci circuito e modo e ricorrenza migliori per affondare il coltello nelle ferite ancora aperte della Rossa frastornata da questo campionato a corrente alternata. Qui, infatti, nel 2008, sorpassando a poche curve dall'arrivo Timo Glock che aveva frenato vistosamente, proprio Lewis tolse il titolo al povero Felipe Massa e alla povera Ferrari che avevano appena tagliato il traguardo vincendo il Gp e credendo di aver conquistato anche il mondiale. Invece furono campioni del mondo per una manciata di secondi e il pensiero è ancora oggi doloroso, tanto quanto è commovente il ricordo di Felipe sul podio che si batte il petto e dice al proprio pubblico "ho dato tutto...".È molto contento, Lewis Hamilton. Perché è in pole dopo grande Q3, miglior tempo in entrambi i tentativi, e soprattutto perché non è stato punito dopo aver ostacolato nel Q2 il buon Raikkonen che aveva appena montato le gomme soft per cercare il passaggio in Q3 sulla mescola più dura, e aver ripetuto la stessa manovra, ma in modo più plateale e pericoloso, ai danni di Sirotkin. I commissari e la Federazione si sono dimostrati comprensivi (come per i fori sui cerchi Mercedes che anche qui saranno chiusi ma solo per decisione del team), commissari parsi lontanissimi parenti di quelli fiscalissimi che in Austria avevano retrocesso di tre posizioni Sebastiano Vettel per azione simile anche se certamente meno pericolosa. Commissari tornati però rigidi quando a fine qualifiche hanno giustamente convocato il tedesco della Rossa, reo di non aver subito spento il motore durante le pesa decisa a sorpresa al suo rientro nei box in pieno Q2. Seb, come Kimi, era infatti tornato in pitlane per montare le gomme soft. Il rischio pioggia era evidente e aveva una gran fretta di cambiare coperture e ributtarsi in pista per fare il tempo. Cosa non riuscita poco dopo a Mercedes e Red Bull per via della pista ormai troppo umida. Da lì i gesti del ferrarista che ha spronato i commissari gesticolando, spento il motore in ritardo, colpito un birillo e involontariamente danneggiato il sistema di peso. Il solito Seb. E da lì la convocazione. "Non voglio dire nulla, forse è meglio che stia zitto... non dovrebbero neppure richiamarci quando ci sono condizioni così variabili..." le sue parole a caldo. Il ferrarista si è preso una reprimenda e 25mila dollari di multa, ma ha rischiato una retrocessione o addirittura la partenza dai box. Pericolo scampato. Sarebbe stato un peccato buttare via il secondo tempo a 93 millesimi da Hamilton. Anche perché, per dirla con Seb, "le gomme soft al via potrebbero fare la differenza in gara". Resta l'amaro in bocca per l'impunità cronica di Hamilton e la Mercedes. img src=http://www.ilgiornale.it/sites/default/files/styles/content_foto_node/public/foto/2018/10/29/1540798525-7331688.jpg /