"Sono decine di migliaia i ponti italiani a rischio di crollo". Lo sa bene Settimo Martinello, il direttore generale di 4 Emme, una società di Bolzano, ma con sede in molte altre città, che si occupa di ispezionare e verificare lo stato dei ponti del nostro Paese.In questo momento, ne gestiscono cinquantamila di ponti. Ma tra di essi non c'era quello che questa mattina, a Genova, poco prima di mezzogiorno ha ceduto ed è crollato, per un tratto di 200 metri, inghiottendo auto e camion e causando morti e feriti. Il ponte Morandi era, infatti, gestito dalle autostrade, che"di solito fanno le cose per bene".A detta dell'ispettore, tutti i viadotti costruiti in calcestruzzo, tra gli anni Cinquanta e Sessanta sono a rischio, "perché sono arrivati a fine vita, non sono eterni". Il calcestruzzo con il quale sono stati costruiti, infatti, è solamente una copertura, utile per proteggere i materiali ferrosi da acqua e dall'ossidazione. Il problema, però, è che questo materiale"ha una sua vita utile, trascorsa la quale l'umidità passa e inizia un processo di carbonatazione, che avvia avvia l'ossidazione e provoca la corrosione". Questo è un processo lungo, che impiega 10 o 15 anni prima di compiersi e di compromettere il metallo. Ma non è facile vedere l'ossidazione del metallo, perché"fuori sembra tutto a posto, dentro però l'armatura è sparita".Secondo le stime di Martinello, in Italia ci sono circa un milione e mezzo di ponti ma, calcolando le campate di ciascun viadotto, si arriva a un totale di tre o quattro milioni di strutture:"Ma ne teniamo sotto monitoraggio solo 60mila". Di questi si conosce tutto, ma "degli altri quasi nulla". E infatti, ogni anno,"ne crollano una ventina solo che non fanno notizia perché non sono grandi come quello di Genova".