Ormai è venuto fuori chiaramente che il Pd non è unitario. Altro che correnti! Qui si parla proprio di due partiti. Uno gestito dal segretario, Matteo Renzi. L'altro che si sente rappresentato dal candidato premier Paolo Gentiloni. Forse è questo sdoppiamento a rendere difficile la campagna elettorale. Forse è proprio questo dualismo ad aver indebolito il partito che fu di D'Alema e Bersani e che ora è di Renzi e della Boschi.A metterlo nero su bianco è una vecchia volpe della politica italiana: Emma Bonino, leader morale di ciò che resta del movimento radicale italiano, che si è schierata con una delle due parti. All'Huffington Post ha rivelato che sì, lei è e si sente alleata del Pd, ma non di quello renziano. Lei si sente piuttosto rappresentata e alleata di quello che vede in Paolo Gentiloni il futuro premier. «A questo Paese - dice - serve un periodo di maggiore rassicurazione. L'esperienza e le modalità di Gentiloni possono essere più propizie». «Con Renzi - ha aggiunto la Bonino - ci conosciamo poco. Non c'è mai stato un rapporto e non si è creato in queste elezioni. Renzi sa bene che i Radicali sono difficili da convincere, ma sono istituzionalmente leali». Parole non proprio amorevoli nei confronti dell'alleato principale. Di colui che l'ha piazzata in collegi sicuri nell'uninominale. Tanto sicuri che la stessa Bonino, interrogata da Lilli Gruber a Otto e mezzo ha confessato di non ricordarsi più quale era il suo. In fondo, però, le parole della Bonino hanno fatto emergere parte dello scontento che caratterizza la minoranza di un partito destinato, secondo le previsioni più accreditate, a perdere consensi (e quindi seggi in parlamento) in maniera consistente.Un colpo basso per il segretario del Pd. Che fa il paio con quanto accaduto nel luglio dello scorso anno. Allora la Bonino gettò in pasto all'opinione pubblica la «marachella» di Renzi quando, da presidente del Consiglio, si offerse di far violare all'Italia gli accordi di Dublino chiedendo il coordinamento degli sbarchi da effettuare tutti nella nostra penisola. L'ex ministro degli Esteri, del gabinetto Letta, aveva confessato candidamente che l'isolamento sofferto dall'Italia in Europa sul tema dell'immigrazione era in buona sostanza «colpa nostra».Emma Bonino, insomma, mostra di essere un alleato scomodo. Anche e soprattutto su uno dei temi più cogenti di questa campagna elettorale: l'antifascismo. All'Huffington Post ha rivelato che non si sognerebbe mai di sciogliere partiti come Forza Nuova e CasaPound. A pochi giorni dalla manifestazione di piazza del Popolo dove a gran fatica ha fatto capolino anche Renzi, la Bonino rivela che lei e Pannella sono sempre stati contro lo scioglimento del Partito fascista, che va combattuto non come ci insegna la Costituzione nelle aule di tribunale ma nelle assemblee rappresentative e in modo democratico.Poi, se i maliziosi le fanno notare che in questo turno elettorale milita nella stessa squadra non soltanto di Bruno Tabacci (l'antiabortista che le ha prestato il simbolo e soprattutto le firme) ma anche di personaggi come Pier Ferdinando Casini e Beatrice Lorenzin, la Bonino si risente e addossa tutto a una «incredibile legge elettorale, che quando l'hanno pensata avevano bevuto tutti un po' troppo Rosatellum».