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Viaggio a Boston, l’ombelico del mondo

Boston, l'ombelico del mondo
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Walter Gropius e sua moglie Alma lavoravano alla stessa scrivania, lunga e stretta, di legno, davanti a una grande finestra aperta su prato e alberi. Appunti, un tagliacarte, una lente di ingrandimento, antiche statuine votive, un cubo di metallo dorato, una pietra. L’architettura moderna è stata pensata e scritta qui. I materiali, le forme, il rapporto con la natura che per il fondatore della Scuola Bauhaus era così importante. Quando da un’Europa sull’orlo della guerra, nel 1937 lo chiamarono come professore ad Harvard, pare che tra le condizioni per accettare l’architetto tedesco chiese di poter vivere nel bosco. Certo, nel Massachusset non risultava essere una richiesta troppo esigente, e Lincoin, il piccolo paese fuori Boston dove visse fino alla morte, è fatto solo di colline, abeti profumati di resina ed eleganti residenze tipicamente New England, in legno con il tetto spiovente e un’aria romantica. Un’uniformità di stile che si interrompe con la sua casa, fatta solo di linee rette, di vetro, di legno usato quasi a sembrare cemento, perfetta e armonica in ogni scelta di spazio. Da qui ogni giorno il professor Gropius se ne andava alla sua cattedra, nella più prestigiosa università d’America, Harvard.

Arrivare ad Harvard è come dare uno sguardo all’ombelico del mondo, vedere chi saranno le persone che con ogni probabilità sceglieranno anche un po’ del nostro futuro: 1.500 studenti all’anno su 40.000 richieste, un sistema di selezione che valuta l’eccellenza scolastica ma considera anche l’extra curriculum – la dedizione al lavoro, la passione, l’impegno sociale e per il prossimo – e un sistema di borse di studio che permette al 20% degli studenti di non pagare nulla, o solo una percentuale della retta (di 72.000 dollari all’anno) in base al reddito. «Ho deciso che volevo studiare ad Harvard fin da piccolo», racconta Brian, lo studente che ci accompagna per il campus grazie ai Trademarks tour (sotto tutte le informazioni). Cubano, figlio di immigrati a Miami, i genitori lo portarono a visitare l’università a 8 anni in un viaggio a Boston e ne rimase affascinato. Difficile dargli torto: fondata nel 1636 Harvard ha regalato nove Presidenti alla patria e formato i migliori in ogni campo, da Bill Gates, che ha lasciato due anni prima di laurearsi per fondare la Microsoft al violoncellista Yo Yo Ma, da Ruth Ginzburg, la cui storia da combattente per la parità di diritti per le donne è stata raccontata quest’anno dalla pellicola Una giusta causa, fino a comprendere attori e registi, come Matt Damon, Natalie Portman e Terrence Malick.

A Boston, però, il più amato tra i laureati di Harvard resta per tanti John Fitzgerald Kennedy. Mito e icona, «famiglia reale americana» le cui sorti hanno fatto sognare e soffrire generazioni. Il memorial a lui dedicato, la Jfk Library è a Columbia Point, davanti al mare ondoso che tanto amava, e visitarlo significa entrare dentro una grande storia di cui risuonano voci e immagini: lui e Jacqueline che ballano al matrimonio, la marcia di Martin Luther King, il discorso con cui Kennedy lanciò la missione spaziale, con quel celebre «Abbiamo scelto di andare sulla luna non perché sarà facile, ma perché sarà difficile». Voci che hanno fatto la storia. È questo che fa Boston, ti regala la grande storia, ti porta nel cuore, negli ingranaggi.

Boston la rivoluzionaria, Boston la città fondata per prima nella conquista europea dell’America, quando i Puritani inglesi raggiunsero le coste del nuovo continente nel 1630. Americana ma sempre un po’ europea, con i quartieri del centro che ti fanno sentire come fossi a Londra, le stradine che sembra di essere Dublino, ma anche con i ristornati del North End che sembrano tanto l’Italia. Si cammina a Beacon Hill, il quartiere più antico e più elegante, fino al Common, la piazza-giardino cuore della città storica. Da qui si segue la linea rossa del Freedom Trail che attraversa la città in una passeggiata storico-turistica sulla «strada della rivoluzione», passando dagli edifici storici, per chiese Seicentesche chiuse tra scintillanti grattacieli, da pub e taverne fuori dal tempo dove fare tappa per un piatto di ostriche e vino, o una clam chowder, la zuppa di vongole tipica di qui. Poi sbucare sul mare, percorrere le nuove strade-giardino nate dall’imponente progetto di ristrutturazione urbana che ha reso sottorranee le strade tangenziali per riguadagnare l’affaccio sull’oceano.

Infine si continua fino al porto dove il 16 dicembre 1773 i «Figli della Libertà», travestiti da pellerossa, assaltarono tre navi della Compagnia Inglese delle Indie buttando in mare le casse di (preziosissimo) tè che trasportavano. Nome buffo, quello di «Tea Party», per iniziare una lotta sanguinosa che non aveva vie di ritorno: Boston guadagnò l’Indipendenza per sé e per tutta l’America. E continua con lo stesso spirito a costruirsi la sua storia, unica.

 


 

COME ANDARCI (Tutto quello che bisogna sapere per andare a Boston)

Inaugurato ad aprile 2019 con tanto di taglio del nastro, torta alla crema e brindisi all’aeroporto Leonardo Da Vinci, il nuovo volo Norwegian Air che collega Roma a Boston quattro volte la settimana rende più facile passare anche solo qualche giorno in città. La miglior compagnia aerea low-fare lungo raggio al mondo e miglior compagnia aerea low-fare in Europa secondo Skytrax, porta così a 29 le rotte dall’Italia, 25 in Europa e 4 verso gli Stati Uniti: Los Angeles, New York, San Francisco, Boston. Le novità per l’estate sono tre rotte: oltre al Roma-Boston, aprono i nuovi Napoli-Oslo e Pisa-Helsinki.

Il prezzo del volo Roma-Boston parte da 169,90 € a tratta per la tariffa più bassa, ovvero la LowFare che comprendo solo bagaglio a mano di 10 kg e, in volo, nessun servizio, solo acqua (anche auricolari e coperte non sono compresi in questa tariffa). La LowFare+ che comprende anche un bagaglio in stiva e i pasti costa 239,90 €, e poi si sale alle Flex, Premium e Preminum Flex. Le cabine sono comode, la distanza tra i sedili in Economy è di 78 cm e in Premium di 109-117 cm.

Per onorare l’animo combattente di Boston, abbiamo soggiornato al The Revolution Hotel: appena aperto ha ottimi prezzi e diverse tipologie di camere. Sono piccole, va detto, ma l’hotel è accogliente e ha una posizione ideale a un passo dal metrò (con il quale si gira tutta Boston e dintorni con tessere di uno o più giorni). L’hotel è nel quartiere del South End, famoso per il suo spirito creativo (momento migliore per visitarlo, a maggio per il SoWa Art Walk, weekend dedicato all’arte con gallerie e studi creativi aperti, mercati e offerte food).

Tra i tanti hotel di stile a Boston il posto più originale e spettacolare è il Liberty Hotel, che ha preso gli spazi un tempo occupati dalle carceri: suggestivo, di design, con una ampia e scenografica hall (quando ci siamo passati c’era un concerto jazz) e un ottimo ristorante. Se qualche vip è in città, potreste incontrarlo qui.

Visitare Boston in 7 mosse:
1. Seguire il Freedom Trail
è senza dubbio un buon inizio per entrare nel cuore della città: nel suo tratto cittadino, dal Common (il parco centrale) alle Copp’s Hill è di circa 3 chilometri e si può seguire in circa un’ora a piedi (ma senza contare le visite ai luoghi). Se volete prendervela comoda, e avere il tempo per visitare qualcuno dei luoghi storici che tocca e fermarvi a mangiare, contate di avere tutto il giorno impegnato. Scesi alla fermata Park Street del metrò, il sentiero parte dal Visitor Information Center a fianco: per seguirlo vi basterà farvi guidare dalla linea rossa in mattoni disegnata per terra. Si inizia dal Common, che nacque nel 1622 come pascolo di uno dei primi coloni, William Blackstone, e ora è il parco della città fronteggiato dell’edificio a cupola dorata del Parlamento, quindi si passa all’Old Corner Book Store edificio del 1718 che ha ospitato la casa editrice che ha contribuito a far conoscere Boston come «l’Atene dell’America» e ha pubblicato classici quali La lettera Scarlatta (per dirne uno). Si continua per la bellissima Old State House, l’edifico in mattoni oggi attorniato da sfavillanti grattacieli che dal 1713 era sede del Governo della colonia inglese e quindi dalla Faneuil Hall dove si decisero i passi della rivoluzione che portò l’America all’Indipendenza, ma anche davanti alla Union Oyster House, la taverna più antica d’America, dove vale la pena di dedicare una pausa a un piatto di ostriche grigliate, oppure fresche da mangiare al bar, a un cocktail di gamberi o a un’aragosta. Piatto imperdibile a Boston, la Clam Chowder (JFK veniva a mangiarla proprio qui e c’è ancora il suo tavolo segnalato) tipica zuppa di mare con vongole e panna (qui la ricetta original). Si continua sulla strada del Freedom Trail verso il North End, quartiere italo-americano con i migliori (nostri) ristoranti, fino alla casa più antica di Boston: bellissima, in legno scuro su tre piani, costruita nel 1680 racconta la vita dei primi coloni e del suo proprietario, il patriota Paul Revere (paulreverehouse.org).

2. Passeggiare verso il mare. Con un imponente piano di rivalutazione urbanistica Boston ha “interrato” parte della sua viabilità e smantellato le ingombranti tangenziali dando respiro alla città e al suo affaccio sul mare. È il caso della Rose Kennedy Greenaways, parco giardino (con opere d’arte) che si snoda in città per due chilometri. La passeggiata perfetta continua a Seaport il quartiere nato al posto degli antichi e fatiscenti dock e oggi il più vivace della città (nei limiti della vivacità di Boston, che ha orari ancora molto Puritani: la discoteca The Grant a Seaport ha la dispensa per chiudere alle due, ma è un caso eccezionale).

3. Il Bauhaus: i 100 anni della fondazione della Scuola Bauhaus vanno celebrati come si deve e Boston offre l’occasione perfetta con la casa dove visse  Walter Gropius da quando giunse come professore all’università di Harward nel 1937, fino alla morte. La casa è aperta alla visite grazie al lavoro di Historical New England, associazione che protegge il patrimonio storico, architettonico e artistico della Regione e gestisce l’apertura e le visite a 39 residenze storiche. Quella di Gropius è l’unica «moderna», una delle più amate tra tutte è la Sleeper-McCann House, residenza di uno dei primi interior designer del Paese.  Sempre a Lincoin, anzi, nei boschi di Lincoin, merita una visita il DeCordova Sculpture Park and museum, un enorme parco dedicato alla land art per passeggiate sorprendenti. Tornando al Bauhaus, anche l’Harvard Art Museum (bellissimo, ristrutturato da Renzo Piano), ospita una mostra dedicata: Bauhaus  and Harvard, con pezzi unici, curata da Lura Muir, aperta fino al 28 luglio 2019.

4. Visitare le Università: da Harvard al Met alla Boston University, la presenza dei prestigiosi college ha modellato l’animo delle città. Visitare Harvard è fonte di ispirazione, a tutte le età. Noi l’abbiamo fatto con l’accompagnamento e la guida di uno studente, che permette l’accesso al campus e regala il racconto dalla parte dei «protagonisti». I tour (anche al Mit) sono organizzati da: Trademarktours.com

5. Andare al Jfk Presidential Library and Musem. È un luogo bellissimo, per tante ragioni, compresa quelle puramente paesaggistica. Merita andarci in un giorno in cui  si ha tempo e voglia di leggere i pannelli esplicativi di oggetti e documenti e di guardare i video, sarà come «vivere» un’epoca da vicino. Quest’anno, per il 50esimo anno dalla missione di Apollo 11, la Jkf  Library ospiterà una mostra dedicata, e un progetto di realtà aumentata per “seguire” il lancio dell’Apollo (anche da casa).

6. Gita fuori porta sul mare, fino alla città delle streghe. Boston è anche mare, costa e paesaggi. Per questo questo e il prossimo punto sono dedicati a due «must» del fuoriporta. Il primo è prendere una macchina e guidare a nord di Boston passando e fermandosi negli antichi paesi di pescatori, ovviamente con una sosta per un pranzo con i piatti locali. Marblehead, è la quintessenza del villaggio in New England: case in legno dai colori pastello, un molo sul mare e un ristorante con veranda con vista – il The Landing, del bravissimo Robert Simonelli – dove ordinare un Lobster Roll (vedi gallery). Da lì il passo è breve per Salem, la città delle streghe, piena di suggestione (e con un bellissimo museo, il Peabody Essex Musem). La città offre qualsiasi tour possibile e immaginabile a tema stregoneria, horror, etc. Sembra bello (non lo abbiamo provato), lo Smugglers

7. In viaggio con le balene. Prima cosa da fare, vederle, perché è una delle emozioni abbastanza indimenticabili che può regalare la natura (si va da fine aprile a ottobre, i migliori whale watchers sono qui). Sulla Strada delle Balene (sono 11 le specie che passano da queste coste) è nato un “sentiero” con diverse esperienze da porovare (si segue e scopre qui: massvacation.com/).

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