Più che una marcia è una marea. Una marea di colori che si affiancano, si intersecano, si contagiano. Più di un migliaio di corpi danzanti sotto un cielo carico di pioggia, ma non importa, è una sfida contro il tempo e i pregiudizi. I colori li portano loro, le persone arrivate da tutto il Veneto per partecipare al Laguna Pride.
«Vogliamo un mondo libero dalla discriminazione. Corpi liberi in terre libere», commenta Marta Sottiriva del laboratorio occupato Morion.
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Si può (quasi) tutto nella festa dei diritti conquistati e da conquistare, delle famiglie possibili che non intendono arretrare da un passo, che promettono di battagliare fino alla fine per essere riconosciute, dell’orgoglio esibito, della libertà di essere qualsiasi cosa si desideri, anche provocatori ed eccessivi. Perché il troppo stroppia ma non qui, non ora, dove i glitter colorano a pioggia le guance accarezzate dall’umidità di giugno, le gonne possono essere corte, gli accostamenti eccentrici, non importa.
Ciò che conta oggi è esserci, oggi ancor più degli altri anni, dal momento che mentre la marea sfila dalla stazione di Venezia Santa Lucia a campo Santa Margherita, sono in corso le elezioni europee. «Questo è un pride dal basso, siamo contrari all’istituzionalizzazione, a chi rende il pride un brand».
Per capire cosa sia diventato il pride, bisogna attraversarlo, facendosi largo tra cartelli e bandiere. Associazioni, comitati, centri sociali, ma anche Ordini professionali come quello degli psicologi del Veneto, le mamme arcobaleno, persone giovani e meno giovani che i partiti tanto si dispiacciono di non essere in grado di raggiungere e che, alla fine, vengono ignorati.
Ballano, cantano per strada e anche la pioggia si ferma. Da Raffaella Carrà a Beyoncé, ma anche gli Abba, e i cori femministi.
La tappa, prima di arrivare alle Zattere, è in campo Santa Margherita, dove gli attivisti hanno rivendicato il diritto ad una città sicura. Solo dove c’è posto per tutti c’è posto per ciascuno. L’essenza dell’onda arcobaleno.
n stazione, alla partenza, è stato fermato un gruppo del partito comunista dei lavoratori poiché, in silenzio elettorale, non avrebbe potuto sfilare con le bandiere
