A due giorni dalla ritrovata vittoria contro il Lecce , sulle colonne dei quotidiani si analizza la prestazione giallorossa . "Si vede già una squadra a immagine e somiglianza del suo tecnico: serissima e dignitosa, ma anche sorniona, e serena nel gestire i momenti difficili traendone forza, a testa alta nei confronti del mondo e soprattutto di se stessa", scrive Andrea Sorrentino su Il Messaggero. Si concentra su Dovbyk, invece, Mimmo Ferretti de Il Corriere della Sera: " Se non è un caso, è un problema. O potrebbe diventarlo in fretta. La Roma spende una barca di soldi per portare Dovbyk nella Capitale e riesce a segnare come mai le era riuscito in stagione quando l’ucraino sta in tribuna"
Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
P. CONDÒ - LA REPUBBLICA
(...) La velocità di crociera del quintetto di testa ha già messo a nudo la stagione da incubo della Roma (9 punti di ritardo su Mourinho), ha spinto il Milan ai margini della zona europea (-7 su Pioli) e sta mettendo nei guai anche la Juve (-9 su Allegri): storie diverse con responsabilità societarie diverse —la Roma ne ha combinate di ogni — ma col denominatore comune di una rivoluzione che fatica a imporsi. Questo non significa che vada rigettata. Ma mentre su Ranieri non abbiamo dubbi, è possibile che Fonseca e Motta debbano rivedere qualcosa della loro comu-nicazione interna. (...)
A. SORRENTINO - IL MESSAGGERO
(...) Intanto Claudio Ranieri, cincinnato giallorosso, con la maestria che gli viene dalla formidabile esperienza (per noi è tra i migliori cinque tecnici italiani degli ultimi 30 anni), cambia la Roma mollichella mollichella, anche se serviranno altri test dopo il Lecce. Si vede già una squadra a immagine e somiglianza del suo tecnico: serissima e dignitosa, ma anche sorniona, e serena nel gestire i momenti difficili traendone forza, a testa alta nei confronti del mondo e soprattutto di se stessa. Ranieri sta recuperando alla causa gli uomini di più alto profilo internazionale, Hummels e Paredes, ma anche Dybala, in crescita anche se a intensità ancora bassa, ma qua e là colpi prodigiosi che danno un senso e spostano gli equilibri, oltre a far sobbalzare il cuore: il suo assist per il gol annullato a EI Shaarawy contro il Tottenham è finora la delizia somma della stagione. A Sir Gaudio servono un paio di altri recuperi fondamentali, poi la arnia potrebbe davvero ripartire. Urge un altro Dovbyk ed è necessario ritrovare Pellegrini, che Ettore Petrolini avrebbe definito pallido prence romano, sempre più amletico e perso chissà dove, chissà perché e fmo a quando. Tornerà? Anche qui, fidarsi di Ranieri. E largo ai giovani come Pisilli, che gioca sorridendo e fa la linguaccia mentre calda e segna. Chi ci ricorda?
M. FERRETTI - CORRIERE DELLA SERA
Se non è un caso, è un problema. O potrebbe diventarlo in fretta. La Roma spende una barca di soldi per portare Dovbyk nella Capitale e riesce a segnare come mai le era riuscito in stagione quando l’ucraino sta in tribuna. E il suo posto viene preso (alla grande) da Dybala. Un caso, forse. Perché se non lo fosse, dovrebbe essere messo in discussione l’oneroso acquisto dell’ex Girona. Che fin qui, numeri alla mano, non ha fatto male (ma neppure benissimo) e costringe la Roma a giocare in maniera molto diversa rispetto a quanto visto contro il Lecce. (...) Grazie, in primis, al contributo di Dybala che – quando sta bene – è in grado di giocare in ogni angolo del campo con assoluto profitto generale. Non un «falso nove» (l’aggettivo falso non può essere accostato a uno come lui), ma attaccante totale. Uno che sa essere al tempo stesso regista, rifinitore e finalizzatore. (...) E, non a caso, a CR3 non è mai passata nemmeno per l’anticamera del cervello l’idea di toglierlo dal campo pure con il risultato già in naftalina. Perché Paulino si stava divertendo e Ranieri non voleva che smettesse di farlo. Con buona pace di Shomurodov, tecnicamente prima alternativa a Dovbyk rimasto a guardare dalla panchina la Grande Bellezza dell’argentino. C’est la vie, direbbe monsieur Ghisolfi…