INDIVISA - Elisa Linari , capitano della Roma , ha parlato del momento del calcio femminile , della sua crescita e di quello che serve per fare il salto di qualità: "Abbiamo fatto dei passi in avanti, io e Sara (Gama ndr) ci conosciamo da dieci anni, abbiamo condiviso tante battaglie e abbiamo contribuito allo sviluppo del calcio femminile. Lei è l'artefice di tutti gli step che siamo riusciti a fare, insieme alla società che hanno investito molto in questi anni nella crescita del movimento. La Roma, in questo senso, è l'esempio lampante. Ci stiamo avvicinando molto alle squadre straniere, ma c'è ancora tanto da fare. Qui a Roma si sta molto bene, si lavora bene, da quando sono arrivata io, quattro anni fa, sono migliorate tante cose. Ci sono grandi e belle prospettive".
Cosa è cambiato?
"Per fare il salto di qualità mancano gli anni nei quali non si è investito nel calcio femminile in Italia, cosa che invece all'estero hanno fatto. Per ridurre il gap di dieci anni non sono sufficienti 2-3 anni di investimenti. E' un processo molto lungo, di certo le ragazzine di adesso, di 12-13 anni, stanno vivendo almeno qui a Roma una bellissima realtà, hanno la possibilità di allenarsi con grandi allenatori, professionisti selezionati che hanno fatto dei corsi. Loro stesse sono selezionate. Alla mia età tutto questo era impensabile. Adesso quando gioco con la Nazionale sfido ragazze di 22-23 anni che hanno già vissuto tutta questa realtà da almeno 10 anni. E' normale che questi 10 anni di gap non si possono ridurre in poco tempo. Ci vorrà del tempo, bisogna dare tempo alle ragazze di crescere, ma di certo la distanza si sta riducendo grazie anche alla qualità delle nuove generazioni".
Sulla crescita del calcio femminile in Italia...
"Non siamo così distanti dalle altre grandi nazionali europee. Abbiamo grande qualità, ovviamente questo gap può essere ridotto in poco tempo se vengono fatti degli investimenti, se si crede in questo movimento come stanno facendo la Roma e altre società. Metto l'Italia tra le migliori 10 in Europa, le prime 6-7 sono inarrivabili in questo momento. Parlo di Spagna, Inghilterra, Germania, Francia ma anche Svezia e Norvegia. Poi dopo ci siamo anche noi, l'abbiamo dimostrato con tanti ottimi risultati nell'ultimo anno".
Su Manuela Gugliano...
"Essere nella lista delle 30 candidate per il Pallone d'Oro per Manuela è sicuramente motivo di vanto. Le dà merito per tutto quello che ha fatto, dentro e fuori dal campo. L'anno scorso in UEFA Women's Champions League ha fatto una stagione straordinaria, anche se non abbiamo centrato la qualificazione ai quarti di finale, il nostro girone è stato l'unico in bilico fino alla fine. Giugliano è una grandissima giocatrice, lei lo sa, può fare di più, ma è una certezza. Per tutte quante noi averla lì significa anche avere un obiettivo, una possibilità. E' stata la prima, ha aperto delle porte che per noi italiane sono state sempre chiuse. Mi auguro che possa tornare nella lista nei prossimi anni, che possa scalare posizioni sempre più vicine ai primi posti. Così come spero che altre calciatrici italiane possano esserci. Spesso il calcio italiano non è preso in considerazione come dovrebbe".
Su Marta...
"E' il calcio femminile. Io sono sincera, il calcio femminile non lo conoscevo fino a quando non ci sono entrata dentro, a 12-13 anni. Marta c'era già, è stata e continua a essere "la" giocatrice. Continua a giocare, continua a dare spettacolo, rappresenta il calcio femminile".
Su Megan Rapinoe...
"Rappresenta la presa di posizione, ho letto il suo libro, è una ragazza che non ha mai avuto peli sulla lingua, è sempre stata diretta. Ha rischiato molto nella sua carriera per seguire e difendere delle campagne che negli Stati Uniti non venivano sostenute e per questo le sono grata, perché ha permesso al calcio femminile di entrare in un'altra ottica. Di avere un peso, dentro e fuori dal campo. Ha fatto scelte forti che solo una come lei poteva fare".
Su Saki Kumagai
"E' il rispetto. Dentro e fuori dal campo. E' una giocatrice straordinaria, ha una visione di gioco incredibile. Capisce in anticipo dove arriva il pallone. Ci sta insegnando tanto, soprattutto l'umiltà e il rispetto, tipiche della sua cultura. E' una persona dalla quale imparare tantissimo".
Su Giulia Dragoni...
"E' il talento. Spero che con la mentalità giusta possa raggiungere grandi obiettivi. E' normale che qualitativamente e tecnicamente sia forte, per lei parla il campo. Spero possa crescere bene, con la testa giusta, perché può togliersi grandi soddisfazioni".
Sull'insegnamento...
"Mi piacerebbe restare nel mondo del calcio una volta finita la carriera da giocatrice. Le nuove generazioni, che passano dall'avere nulla all'avere tutto, potrebbero andare in difficoltà e per questo motivo avere una guida, che possa essere io o qualche altra mia compagna, che siamo passate dall'avere nulla all'avere tanto, può essere d'aiuto. E' importante che capiscano che nessuno ci ha regalato nulla. Ci siamo guadagnate una macchina importante o un vestito firmato, ce li siamo andati a prendere, con le unghie e con i denti, spesso allenandoci di sera, dopo una giornata a scuola o al lavoro, soffrendo. Abbiamo rinunciato a tanto e abbiamo fatto tanti sacrifici. Le giovani hanno una grande opportunità per il futuro che mi auguro possano cogliere. Noi stiamo lavorando affinché giocare a calcio possa essere un lavoro, per me lo è solo da due anni. Mi auguro si ricordino la bellezza di giocare a calcio, oltre i soldi o i social".
Il tuo più grande successo?
"Uno dei successi della mia vita è quello di aver iniziato a giocare a calcio. Mi ha permesso di essere dove sono e la persona che sono. Per me il calcio, lo sport in generale, è una palestra di vita. Mi sta insegnando a vivere, a crescere personalmente e caratterialmente. Al calcio devo essere grata tutta la vita. Così come alla mia famiglia, il mio più grande successo. Tutto questo non sarebbe potuto accadere se la mia famiglia negli anni Duemila non avesse creduto in me, nel mio sogno. E non mi avesse dato la possibilità di giocare a calcio".
Un messaggio alle bambine?
"A una bambina che inizia a giocare a calcio direi di divertirsi, sempre. Le direi: "Vai contro tutti se vuoi inseguire il tuo sogno. Non ti deve interessare quello che ti dice la gente. E soprattutto quando la strada è in salita è lì che devi iniziare a dire "sono su quella giusta". Quando ci sono le prime difficoltà e continui a fare sacrifici, a rimboccarti le maniche, capisci che sei sulla strada giusta, che il tuo sogno lo vuoi davvero realizzare"
(goal.com)
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