PAVIA. Flop del liceo del Made in Italy: non si farà né a Pavia né in provincia, almeno per il prossimo anno scolastico. Le scuole che possono attivarlo hanno deciso di non stravolgere l’organizzazione degli istituti per varare il provvedimento-bandiera voluto dal governo a guida Fratelli d’Italia.
Il ministero dell’Istruzione aveva dettato i tempi: entro il 15 gennaio
le scuole idonee ad attivare il corso dovevano presentare la loro “candidatura”. Ma il Cairoli di Pavia ha deciso di rimandare l’eventuale decisione all’anno prossimo, come il Pascal di Voghera: «Si tratta di una scelta e non di un obbligo, e così la scuola manterrà i percorsi già attivati» dice la preside Luciana Rossotti.
Studiare il made in Italy
Il nuovo indirizzo pensato dall’esecutivo di Giorgia Meloni può essere attivato soltanto dai licei delle scienze umane che già offrono il corso economico-sociale: indirizzo che incrocia lo studio dell’economia e del diritto con quello delle scienze umane. Per istituire l’indirizzo sul Made in Italy, le scuole non devono aggiungere classi ma convertire una parte di quelle del liceo economico-sociale, processo che non deve generare costi in aumento o esubero di docenti.
L’unico istituto di Pavia che già eroga questo indirizzo è il Cairoli, liceo delle scienze umane di via Mazzini. Dalla dirigenza della scuola si apprende che, dopo diverse riunioni e confronti tra docenti, l’istituto ha scelto di non attivare il corso che ha come obiettivo la «valorizzazione, la promozione e la tutela delle eccellenze italiane», ha scritto il ministero in una nota.
Il “no” al nuovo indirizzo sembra motivato da almeno due ragioni. La prima riguarda l’organico da riorganizzare: rispetto all’economico-sociale, il liceo del Made in Italy prevede storia dell’arte già dal biennio, l’addio alle ore di scienze umane nei primi due anni e la separazione e un rimaneggiamento del corso di diritto. «Attivare adesso l’indirizzo comporterebbe uno stravolgimento dell’organico» aveva detto in una precedente occasione Bruna Spairani, preside del Cairoli. «Attivarlo significa sacrificare alcune prime dell’economico-sociale, con il rischio di alcuni docenti perdenti posto per via dell’insegnamento di scienze umane, che non viene più previsto: oggi è inserito già dai primi anni come materia caratterizzante». La seconda ragione sembra riguardare i numeri: l’indirizzo economico-sociale ha riscosso un certo successo tra le famiglie di Pavia, con iscrizioni che non mostrano diminuzioni.
Si rimane così
Anche il liceo paritario Pascal di Voghera (altro istituto della provincia che offre il corso economico-sociale) non attiverà l’indirizzo sul made in Italy: «All’inizio si era parlato di un corso che le scuole erano obbligate ad attivare – aggiunge la preside Rossotti – ma essendo una scelta, abbiamo deciso di rimanere sul percorso economico-sociale. È un indirizzo che ci piace, perché dà agli alunni la possibilità di proseguire gli studi universitari sia in ambito scientifico che umanistico. Abbiamo deciso di non stravolgere l’organizzazione della scuola». Lo scetticismo della provincia sembra condiviso anche da altri territori italiani: gli istituti della provincia di Bolzano, per esempio, non attiveranno il nuovo corso, flop anche in Friuli Venezia-Giulia. In Liguria, al momento, si registra l’interesse di due scuole soltanto. —
