FIRENZE. S’è bruciata la bistecca, quella del patto su Peretola. Ed è ricominciata la battaglia della Piana. Proprio ora che il presidente di Enac Pierluigi Di Palma ha dato il via libera alla “pista-Giani”, quella accorciata e lievemente inclinata rispetto ai piani originari di Toscana Aeroporti, Lorenzo Falchi veste i panni del paladino del No e demolisce il patto fra sindaci dell’area metropolitana. Il sindaco di Sesto torna a fare il “falco” sui piani di ampliamento dell’aeroporto di Firenze.
«Per quanto mi riguarda ribadisco che non esiste alcun accordo sulla nuova pista – dice Falchi – È evidente che davanti a progetti simili a quello bocciato ripetutamente negli anni passati la nostra posizione non potrà che continuare ad essere di netta e trasparente contrarietà».
Un ritorno alla linea dura del primo cittadino sestese. Ma i dem toscani invitano alla calma: «Lorenzo deve tenere a bada i suoi, che lo hanno messo alle strette – ragiona un big toscano – Ma timide aperture ci sono, la prima delle quali fatta proprio nella cena con il governatore, Dario Nardella e il sindaco di Campi Emiliano Fossi, e ci sono ancora, evitiamo di tornare all’atmosfera da Guelfi e Ghibellini».
E il lavoro di dialogo non si è mai fermato. In fondo, ricordano i dem, è stato proprio Falchi a rispolverare l’ipotesi dell’inclinata. Eppure lo stop del sindaco arriva all’indomani di un via libera chiave, quello di Enac alla «convergente declinata», la formula con cui Giani ha ribattezzato la revisione mediata proprio con i sindaci dell’area metropolitana. Un tracciato non più parallelo alla Firenze-Mare, ma più corto di 200 metri (non più 2400 ma 2200 metri) e inclinato di appena 4 gradi rispetto a quello previsto dal masterplan bocciato dal Consiglio di Stato. Ma in scia del sestese si mette Sinistra civica ecologista.
Una crepa per la giunta Giani, visto ceh la lista esprime l’assessora Serena Spinelli: «Come sempre siamo di fronte all'ennesimo progetto inutile per la Piana fiorentina, che non tiene conto delle previsioni del traffico aereo e delle evoluzioni tecnologiche. Torniamo a chiedere un serio piano di transizione ecologica per gli scali aeroportuali, non una limatura di 200 metri al progetto obsoleto della pista del Vespucci. Condividiamo la netta contrarietà di Falchi», tuonano dalla galassia capitanata dal pisano Paolo Fontanelli.
E pensare che poche ore prima Giani esultava. «La posizione del presidente Enac è importante. Ci ha detto che, seppur in modo informale, le valutazioni dei loro tecnici sulla nuova pista di Peretola, lunga 2.200 metri, è una buona soluzione. Mi ritengo contento». E pure Italia Viva: «Che bella notizia il via libera di Enac alla nuova pista di Peretola. La cena di gennaio organizzata dal presidente Giani con i sindaci sta dando i suoi frutti. Se le cene segrete portano soluzioni, ci auguriamo che continuino. Le difendiamo», aveva commentato, non senza un velo di ironia, il deputato renziano Gabriele Toccafondi. Pochi minuti ed è arrivata la doccia fredda di Falchi.
Non perde l’occasione di infilare il dito nella piaga la Lega: «Pare che a qualcuno la bistecca sia rimasta indigesta – dice Giovanni Galli, consigliere regionale del Carroccio – visto che la decisione di Enac sulla pista inclinata ripropone i distinguo a Sinistra. Insomma, dopo decenni, è sempre più una novella dello stento».
Il parere tecnico definitivo di Enec sulla proposta tecnica avanzata da Toscana Aeroporti arriverà a luglio, ma Di Palma ha già fatto capire che sarà favorevole. Certo, poi servirà un masterplan che superi tutte le eccezioni poste dai giudici amministrativi, ma quella prospettata da Giani potrebbe essere una soluzione utile per uscire da uno stallo che rischia di minare le prospettive di ripresa degli scali in regione. La lieve inclinazione non solo esclude dal cono di volo degli aerei circa 50mila residenti, gran parte di Sesto, ma il nuovo tracciato, sbarrato dall’autostrada, rende impossibile qualsiasi ulteriore allungamento. Ma quello di Falchi è un no definitivo? «Nessuno mi ha mai mostrato né una piantina né un progetto, vediamo – dice Falchi – Se fosse simile a ciò che è stato bocciato non rivedremo la nostra posizione».
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