TRIESTE La risposta da parte dei tassisti triestini non si è fatta attendere, con un’adesione attorno al 97 per cento secondo le stime diffuse da Radio Taxi Trieste. I disagi si sono registrati fin dalle prime ore del mattino, complici il maltempo e la quota sempre elevata di turisti presenti in città. Ma lo sciopero nazionale dei taxi lungo tutta la giornata di ieri ha anche portato alla luce alcune differenze fra i rappresentanti territoriali della categoria, destinate ad avere un peso nei prossimi mesi.
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Per comprendere a pieno la portata dello sciopero, nonché le richieste dei tassisti e le prospettive future, è necessario partire dai numeri. A Trieste le auto bianche sono in tutto 250: di queste, 220 sono gestite dalla cooperativa Radio Taxi Trieste, mentre una minoranza – otto veicoli complessivi – è di competenza della cooperativa Tergeste. La percentuale sopracitata di adesioni allo sciopero riguarda, appunto, i conducenti di Radio Taxi Trieste, che afferiscono a numerose sigle sindacali. Non si sono invece astenuti dal lavoro i tassisti della cooperativa Tergeste: il motivo, chiaramente, è legato al merito dello sciopero.
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Veniamo così alle richieste di chi, ha incrociato le braccia. Come si legge nella nota diffusa martedì da Radio Taxi Trieste, la cooperativa denuncia «un’evidente tentativo di interferenza nella trascrizione dei decreti attuativi» rispetto alla gestione dei «poteri forti di multinazionali senza scrupoli che da anni stanno cercando di attaccare il nostro settore». Tradotto, i rappresentanti di categoria puntano il dito contro Uber, i cui servizi, dallo scorso marzo, sono presenti anche a Trieste e nella Regione.
Spiega Davide Valente di Confederazione nazionale dell’artigianato: «il governo non sta attuando la differenziazione tra taxi e noleggio conducente, come aveva promesso». Poi ribadisce: «i poteri forti delle piattaforme digitali interferiscono nella stesura dei decreti attuativi modificandoli a proprio vantaggio». Infine, specifica che «l’aumento delle licenze in questo momento non c’entra nulla, anche perché a Trieste con le seconde guide abbiamo aumentato il numero delle macchine di quaranta unità».
Ora, pur senza entrare nel dettaglio dei decreti attuativi, è possibile restituire un quadro completo ascoltando la posizione della cooperativa Tergeste. La premessa, in questo caso, è che proprio la cooperativa Tergeste (assieme a Radiotaxi Monfalcone) ha messo a disposizione i suoi mezzi per consentire a Uber di essere operativo in Friuli Venezia Giulia. «Per questo molti tassisti ci hanno guardato con diffidenza – spiega il presidente Davide Secoli – ma noi ci siamo permessi di fare un accordo economico con Uber soltanto previa garanzia di rispetto delle regole esistenti.
Anche secondo Secoli, al pari degli scioperanti, c’è la necessità di un intervento governativo riguardo la gestione delle multinazionali: «sicuramente – osserva – qualcosa non va ancora bene». La differenza sta, allora, nell’opportunità di «scioperare proprio adesso, chiudendo così le porte a ogni trattativa con il governo». Pertanto Secoli non è a favore di un mantenimento dello status quo, bensì predilige la cautela: «aspettiamo di vedere se il governo dà seguito alle sue promesse oppure no, nel qual caso sciopereremmo anche noi». Dietro alle piazzole vuote – e pur nei numeri schiaccianti di ieri – la realtà è insomma complessa e in attesa di trovare un equilibrio.
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