Un'avventura di circa 3200 chilometri andata e ritorno per raggiungere i confini ucraini e regalare a undici profughi di guerra la possibilità di arrivare in Italia dove li aspetta una nuova vita lontano dalle bombe. E' stato questo lungo e tutt'altro che agevole viaggio ad animare un fine settimana senza impegni sportivi per il presidente del Volley Academy Sassuolo, Carmelo Borruto, il coach Maurizio Venco, il dirigente Giuseppe Cataldo ed il Consigliere Federale Fipav Eugenio Gollini che si è unito alla comitiva per testimoniare il proprio apprezzamento e supporto verso l'iniziativa. Alle ore 4 della mattina di sabato la partenza da Sassuolo direzione Siret, paesino di 5000 anime che rappresenta il confine più a Est o quasi fra Romania e Ucraina, ed alle 12.30 di lunedì il ritorno alla base dopo tanta fatica, ma anche con la grande consapevolezza di aver contribuito a dare una speranza a chi da un giorno all'altro ha visto la propria vita sconvolta ed in pericolo.
«E' stata un'esperienza motivante – racconta il presidente della società neroverde Borruto –, ci siamo sentiti di farlo per cercare di renderci d'aiuto mettendoci nei loro panni e pensando che a parti invertite ci farebbe sicuramente piacere un supporto di questo tipo. Grazie all'Associazione Europea Italia Ucraina Maiden siamo stati indirizzati verso questa destinazione che al momento è la più difficile da raggiungere e che quindi sta ricevendo meno aiuti. Abbiamo raggiunto il punto di raccolta profughi dopo ventidue ore e mezza di viaggio, ci hanno rifocillato e fatto riposare circa un'ora e mezzo in una struttura di accoglienza con altri ospiti poi ci siamo rinfrescati e siamo ripartiti portando con noi un gruppo di persone che volevano arrivare in Italia dove già sapevano di poter contare su un appoggio di altre persone».
Strade, condizioni atmosferiche e i tanti chilometri non sono state, però, le uniche avversità incontrate come racconta lo stesso Borruto: «I problemi più grandi sono arrivati alla frontiera fra Romania e Ungheria al ritorno. Siamo stati costretti a sostare dieci ore in fila alla dogana in un piazzale senza servizi igienici o ristoro se non la croce rossa rumena che ogni tanto passava con acqua e cibo. E' stato pessimo vedere come gli ungheresi trattavano queste persone ed anche noi italiani, con grande diffidenza e un atteggiamento molto restio. Siamo stati costretti anche a far scendere una signora di 60 anni perché a loro dire non era in regola con i documenti. Per questo voglio fare un appello a Governo e UE che se l'Ungheria è in Europa non può comportarsi così. Superato l'ostacolo siamo poi rientrati in Slovenia ed in Italia lasciando le undici persone a Milano».
Per Borruto, però, l'avventura non finisce così: «Ringrazio Gollini per essersi unito a noi, è nostra intenzione allestire altri viaggi di questo tipo, magari in maniera più organizzata coinvolgendo anche altre società pallavolistiche modenesi».
