Nulla è immune al Coronavirus. Neanche il calcio. Il pallone è stato il primo sport di gruppo a ripartire e finora, per tutta l’estate e anche nelle prime giornate della Serie A, non c’erano stati blocchi. Ci sono stati casi, ma non tali da fermare il campione. La cosa potrebbe cambiare dopo quanto successo al Genoa: 11 calciatori e 3 membri dello staff sono risultato positivi.
Mai si erano visti numeri così alti (anche se c’è una sola persona sintomatica) e sono immediatamente partiti i controlli sulle squadre che hanno incontrato i liguri. Prima fra tutte il Napoli, ultima squadra con cui ha giocato. La scoperta del focolaio è avvenuta proprio al ritorno dalla trasferta di Napoli. Sono in isolamento anche arbitro e assistenti della partita.
Tamponi per tutti oggi e un nuovo giro di test anche per i genoani. La squadra oggi non si allena. La Asl ha dato disposizione al Genoa di non farlo, ma la stessa società aveva già deciso di tenere chiuso il centro sportivo. Gli uffici della società sono stati sanificati. Tutti i tesserati del Genoa sono in isolamento ed è a forte rischio la partita con il Torino, in programma sabato alle 18 a Marassi.
In Italia non c’è una soglia minima di calciatori necessari per disputare una partita in caso di contagio da coronavirus (in Europa servono 13 negativi per un incontro). Per il rinvio del match deve esserci il consenso dell’altra squadra.
Massimo Galli, responsabile del reparto malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, intervistato da Sky Sport 24, ha detto che è necessario attendere conferme sui tamponi e che non vede il rischio del blocco dell’intero campionato.
Intervenendo sempre a Sky, Walter Ricciardi, membro dell’esecutivo dell’Oms e consulente del ministero della Salute, ha parlato invece dell’ipotesi dell’aumento della capienza fino al 25% negli stadi. Proprio in relazione a notizie come quella di Genova a suo parere non è pensabile, «sarà pensabile se effettivamente continueremo a tenere la circolazione del virus sotto controllo».