Ammettere di non essere affezionati alla routine, alle consuetudini che si ripetono ogni giorno, è una bugia. Ce ne siamo accorti durante la quarantena, quando siamo stati privati delle rassicurazioni che prima vedevamo come macigni inopportuni, torpori formicolanti, e che, alla fine, si sono dimostrate una parte fondamentale del nostro essere, le certezze sulle quali cullarci nell’attesa di riprendere la nostra vita. Per buona parte degli italiani, una certa normalità si è interrotta il 3 aprile 2020, quando Un Posto al Sole ha smesso di andare in onda per la prima volta in 25 anni a causa dell’emergenza coronavirus. Il brusio che accompagnava le nostre cene e che ci immergeva nei tradimenti e negli amori, nelle amicizie e negli aperitivi al Caffè Vulcano, non c’erano più: la guardiola di Palazzo Palladini era sigillata e l’incertezza su come sarebbero andate le cose, ammorbidita dalle repliche che hanno riempito il palinsesto di Raitre per poco più di un mese, è risultata insopportabile. È per questo che, insieme al lockout, la notizia che la soap riprenda il 13 luglio, a 100 giorni esatti dall’ultima volta, riempie i fan di una pienezza che sa di conforto, di un rasserenamento che ci porta a riabbracciare non tanto dei personaggi, quanto degli amici fraterni.
La storia riprenderà lì dove si è interrotta, ma con tutti gli accorgimenti del caso. Il Centro di Produzione Rai di Napoli ha, infatti, predisposto un protocollo rigidissimo per la tutela di tutte le maestranze coinvolte nella realizzazione di Upas: tamponi ogni quattordici giorni, test sierologici, controllo della temperatura all’ingresso, distanza di un metro e mezzo tra le persone e mascherine premute sulla faccia fino a un attimo prima di girare la scena. «Il tampone dice a te stesso e al collega che si può lavorare tranquilli» rivela al telefono Riccardo Polizzy Carbonelli, che in Un Posto al Sole interpreta da 19 anni il ruolo di Roberto Ferri. «In questi mesi non mi è mancato il lavoro in sé, ma non poter vedere i colleghi e, naturalmente, Napoli. Quando ci siamo ritrovati è stata una festa: dopo 19 anni siamo, come dico spesso, una seconda famiglia che non è seconda a nessuno» spiega Riccardo, convinto che Upas, in fin dei conti, sia femmina, «ci scegliamo ogni giorno» ammette con la passione che trascinano i grandi amori. «I rapporti non sono come una pianta grassa, ma hanno bisogno di continui scambi e verifiche. Ogni giorno è come se fosse il primo giorno, conservando la stessa genuinità e lo stesso entusiasmo di sempre». Nel mentre, Polizzy Carbonelli ha cercato di occupare i mesi della quarantena in maniera costruttiva: si è operato per un’ernia inguinale – «Mi sono detto: quando mi ricapita un periodo così comodo per la convalescenza senza il patema di rientrare subito?» – e si è dedicato alle «super coccole» con la moglie Marina – nomen omen – guardando film, leggendo libri e, soprattutto, cucinando per lei. «Ho sempre amato cucinare, anche se devo dire che con il tempo la mia cucina si è evoluta, è diventata più essenziale e meno carica di sapori. Ho fatto torte rustiche, strudel, gateau di patate: mi sono divertito. Credo di non essere mai stato così tanto a casa in tutta la mia vita».
La passione per la cucina – che, immaginiamo, Roberto Ferri non coltiverà mai – è anche una delle costanti della vita di Imma Pirone, l’attrice che interpreta Clara. Anche lei, durante la quarantena, si è data da fare ai fornelli tra pane, pizza e dolci, soprattutto biscotti all’amarena. «Ho cercato di organizzarmi le giornate facendo quello che mi piace fare: tra la cucina, gli allenamenti e i vari copioni da studiare, non sono mai stata con le mani in mano» racconta non nascondendo la voglia di riprendere a girare. «Solo una pandemia poteva fermare Un Posto al Sole» scherza senza, tuttavia, nascondere la difficoltà di tornare sul set senza potersi toccare: «All’inizio è stato strano, ma poi ci siamo abituati. C’è una bell’aria, ridiamo e scherziamo, anche se non vediamo l’ora che torni tutto come prima». A condividere la preoccupazione del nuovo status delle cose è anche Giorgia Gianetiempo, ossia Rossella Saviani, che risponde al telefono dal suo camerino. «Dopo tre mesi è stato bello tornare al lavoro e alla quotidianità, anche se la quarantena non l’ho vissuta molto bene. Sono abbastanza ansiosa e vedere le notizie mi deprimeva un sacco. Così a un certo punto ho smesso di guardare la tv, anche se ero molto triste e mi capitava molto spesso di piangere» ammette Giorgia confermando che lo spirito di condivisione che è alla base di Upas non è stato comunque scalfito dai protocolli. Un fil rouge con la soap, d’altronde, Giorgia non lo ha mai spezzato visto che il suo fidanzato Luca Turco lavora con lei vestendo il ruolo di Niko Poggi. «L’unione fa la forza, ma tre mesi di convivenza forzata 24 ore su 24 non le auguro a nessuno» chiosa Giorgia sfumando in una risata.
Chi non vedeva l’ora di tornare al lavoro era anche Erik Tonelli, che in Upas interpreta Leonardo, il «terzo incomodo» tra Serena e Filippo: «Io e Miriam (Candurro, ndr) siamo stati i primi a inaugurare il set. È stato emozionante ritrovare tutti i colleghi e le persone che lavorano dietro le quinte. Era un segnale di ritorno alla normalità» spiega Tonelli aggiungendo che il lockdown è stato un momento per continuare a studiare e dedicarsi a sé stesso: «Non mi sono buttato sull’ozio, è sempre importante coltivare nuove passioni e approfondire quelle già in essere. Quando sono tornato al lavoro non avevo nessuna ansia, è stato come riprendere la bicicletta dopo un po’ di tempo che non ci vai». Quando gli chiediamo se Leonardo gli sia mancato, la risposta è istantanea, di getto: «Assolutamente sì. Il segreto per convivere con un personaggio per così tanto tempo è non annoiarsi, trovare sempre la curiosità e la voglia di imparare qualcosa di nuovo». Nel caso di Germano Bellavia, che in Upas recita da quando la soap è iniziata nel 1996, la persona e il personaggio si fondono impedendogli di capire dove finisca uno e inizi l’altro: «Guido sono io, quindi, in un certo senso, non l’ho mai lasciato. Adesso si è anche sposato, e sono felicissimo di “riabbracciare” il pubblico che in questi mesi mi chiedeva quando sarebbe tornato». Bellavia, che risponde in diretta dal bordo piscina, ammette che anche per lui il lockdown è stato un momento impegnativo, vuoi per l’attività di pasticceria che porta avanti con successo nella sua Napoli – «Durante il periodo di Pasqua, per esempio, abbiamo lavorato molto con lo shop online» – vuoi per i 50 anni che compirà il 14 luglio, il giorno dopo la ripresa di Upas su Raitre. «Avevo intenzione di organizzare qualcosa, ma domenica mio fratello non è stato bene e credo che rimanderò a settembre: non mi va di festeggiare senza di lui. Mi sono rimasti solo lui e mia sorella, li vorrei vicino a me». La lezione più importante che abbiamo appreso durante la quarantena è infatti, secondo Germano, stabilire le nostre priorità, «apprezzare qualsiasi cosa, che sia un gelato o una chiacchiera davanti a un caffè. Tutto ha ripreso un sapore antico: avevamo bisogno di guardarci dentro». Tra la musica dell’amico Pino Daniele che ha allietato le sue giornate casalinghe e il «regalo» di tornare sul set, resta che la voglia di riabbracciare lui e i suoi colleghi è tanta. Con la speranza che, in futuro, Un Posto al Sole non ci lasci così, orfani di un’abitudine senza preavviso, come ha fatto ad aprile.
(Foto in apertura di Giuseppe D’Anna)