Nell’anno in cui il concorso viene annullato a causa del coronavirus, i Fire Saga non solo riescono a salire sul palco dell’Eurovision Song Contest, ma pure a trasformare l’Islanda, la loro terra natia, nel Paese sul quale nessuno avrebbe mai scommesso in partenza. In Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga, disponibile su Netflix, Will Ferrell gioca con gli stereotipi e realizza un film che è tutta un’estremizzazione, tutta una parodia. Se lì per lì può sembrare che il comico statunitense si prenda gioco degli europei, in modo particolare degli islandesi, rappresentandoli come dei vichinghi che credono negli elfi e figliano come conigli, basta aspettare l’arrivo di un gruppo di americani a Edimburgo per capire che nemmeno loro sono immuni da quella satira feroce che il comico mette in scena in una pellicola un po’ troppo lunga nella durata, ma piacevolissima nella formula.
https://www.youtube.com/watch?v=7q6Co-nd0lMI protagonisti sono Lars Erickssong (Farrell) e Sigrit Ericksdottir (Rachel McAdams), due cantanti che forse sono fratellastri o forse no che sognano da quando erano piccoli di calcare il palco dell’Eurovision e di portare il titolo in Islanda, dove sono costretti a cantare ai matrimoni diventando gli zimbelli di tutti. L’occasione arriva proprio nel 2020, quando un incidente mette fuori dai giochi Katiana, la cantante più Eurovision che ci fosse che ha, non a caso, il volto di Demi Lovato, per lasciare il posto proprio a Lars e Sigrit, il duo che insieme forma i Fire Saga, pronti a infiammare il palco servendosi di tutte quelle kitscherie che all’Eurovision ci stanno bene come il pane con la nutella. In Eurovision Song Contest, insieme ad alcune partecipazioni eccellenti di ex concorrenti reali, da Conchita Wurst a Netta Barzilai, da Loreen ad Alexander Rybak, la vera novità è la colonna sonora firmata da Atli Örvarsson e che sembra fatta apposta per l’Eurovision: lo studio delle sonorità, insieme con le messe in scena e le coreografie, rendono le atmosfere del Contest in maniera nuova, frizzante, imprevedibile.
https://www.youtube.com/watch?v=eX8LYS20XmAComplice un cast particolarmente indovinato – menzione d’onore a Dan Stevens, il Matthew di Downton Abbey che qui interpreta il candidato russo vanesio e superfavorito alla vittoria, e a Pierce Brosnan, il papà musone di Lars che ha sempre visto il figlio come un buono a nulla – il film è piacevole e godibile, un modo per restituirci l’Eurovision che non c’è mai stato e che nessuna diretta a distanza è riuscita a rimettere in piedi. Al di là della bravura di Farrell e l’alchimia con la McAdams che, va detto, a differenza del collega non canta con la sua voce, Eurovision Song Contest lo ricorderemo per la mappatura umana delle etnie e, soprattutto, per canzoni come Double Trouble che hanno già conquistato Spotify e che, chissà, magari potremo ascoltare proprio all’Eurovision, quello vero, come tributo.