La forza creativa e produttiva del made in Italy a confronto con la difficoltà del mercato dell’automotive, da una parte incapace di riprendere quota e dall’altro invischiato in questa fase di confusa transizione. E se intorno all’universo dei costruttori si disegna uno scenario di crisi, quello parallelo dell’aftermarket, con tutte le sue declinazioni, non può certo stappare champagne o prosecco che sia.
Eppure, il messaggio che arriva dal terzo Autopromotec Talk che si è tenuto a Roma, sul tema “Quando ogni pezzo conta”, guarda oltre l’attuale contingenza e punta tutto sulla qualità della componentistica italiana per l’automotive e sulla sua possibilità di trovare altri sbocchi all’estero, sfruttando le opportunità in crescita in altri Paesi.
Così Gianmarco Giorda, Direttore Generale di ANFIA fotografa una realtà oggettivamente poco brillante (eufemismo), spiegando che “Le nostre 2.135 aziende di componentistica non possono non risentire di una serie di situazioni negative. Dalla perdita di vendite che dal 2019 a oggi in Europa è calcolabile sulla base di 3 milioni e 200.000 pezzi, all’ingresso dei player cinesi che hanno preso un 2% del mercato fino al drastico taglio della produttività che si è verificato nel nostro Paese per le scelte del Costruttore Nazionale, da 900.000 a 600.000 pezzi. È una concatenazione inevitabile che però non può essere sottovalutata visto il ruolo della componentistica stessa. Il 75% di ogni vettura oggi è costituita da parti e componenti. Parliamo di 30.000 pezzi di vettura che vengono fornite ai Costruttori dalle varie aziende del comparto. Un fatturato complessivo di circa 60 miliardi di euro (58,8) di cui quasi il 50% viene dall’export (25,3 miliardi) con un import di 19,8 miliardi per un saldo di +5,7 miliardi. Il tutto con 170.000 addetti”.
Numeri che ci consentono di essere al secondo posto in Europa per la produzione di componentistica, dietro solo alla Germania. Un dato che si sposa alla perfezione con l’intervento del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, con la voce di Alessandra Pastorelli della Promozione Sistema Paese del dicastero, ha messo in evidenza l’importanza del made in Italy: “Il contesto geopolitico impone uno sforzo in più per sostenere le nostre imprese. L’industria della componentistica italiana ha davanti a sé una strada impegnativa, ma anche ricca di opportunità, soprattutto all’estero. Il Ministro Tajani ha voluto lo strumento della “Diplomazia della crescita” per mettere a sistema le istituzioni private e quelle che si occupano del sostegno alla internazionalizzazione delle nostre imprese con l’obiettivo di promuovere l’industria italiana e accompagnarla in un mondo in continuo cambiamento, in un lavoro che coinvolge anche le associazioni. Nel periodo 2012-2019, le aziende appartenenti al macro settore Tecnologia che hanno partecipato a fiere hanno realizzato un fatturato migliore del +5,4% rispetto a quelle che non hanno partecipato. Il “Piano Mattei” per i nuovi mercati in Sud America, Asia e soprattutto Africa dove il ministero, insieme all’ICE, sta mettendo a punto un programma di accelerazione delle esportazioni basato sulla raccolta di nuovi contatti professionali attraverso una campagna di comunicazione media per promuovere il made in Italy”.
Una prospettiva rosea che si scontra, come dicevamo prima, con la realtà. Ma che non riesce a spengere la vitalità di un comparto che sembra praticamente… endogena, come hanno poi dimostrato gli interventi che hanno seguito, da quello di Luciano Palmitessa, CEO di Unigom che ha snocciolato i numeri dell’Indipendente Aftermarket, un pilastro strategico. Parliamo di 260.000 addetti, 10 miliardi di fatturato (0,5% del PIL italiano), 90.000 officine indipendenti (20.000 generiche, 21.000 carrozzerie e gommisti), 800 distributori, 4.800 ricambiati, a quello di Cinzia Motta responsabile commerciale di OMCN. Una delle tante realtà italiane all’avanguardia, nella fattispecie quella dei ponti sollevatori, che appunto produce OMCN, presi addirittura come produzione standard dall’UE. Per non parlare delle parole di Marco Costamagna, Presidente di Federlavaggi, Antonio Cirillo, responsabile commerciale e marketing di Kimicar (prodotti chimici per la detergente), di Gianni Menghini Presidente di Meclube (prodotti di lubrificazione) e Francesca Paolo, CEO della Dino Paoli Srl (avvitatori per Motorsport).
Tutte realtà dove il made in Italy è assoluto leader mondiale, quando non preso ad esempio. E allora appare chiaro che, al di là dei numeri di vendita preoccupanti, la speranza è davvero l’ultima a morire. Consapevolezza che diventa certezza quando Renzo Servadei, AD di Autopromotec, ha dato appuntamento al 21-24 maggio per la 30ª edizione dell’omonima kermesse nello spazio espositivo della Fiera di Bologna (già praticamente tutta esaurita), che nel 2022 aveva ospitato 1.311 aziende, 11.271 operatori stranieri e 75.141 operatori professionali.
L'articolo Autopromotec Talk, componentistica auto e crisi mercato. Le opportunità del made in Italy proviene da Il Fatto Quotidiano.