Leader per il gruppo, riferimento mondiale nel ruolo, per Federico Ruzza le prove della sua vita rugbistica non finiscono mai. Sabato 7 dicembre guiderà il Benetton al suo debutto in Champions Cup in quel di Clermont: «Le responsabilità me le prendo sempre – spiega il seconda linea – cerco di essere una presenza nel gruppo, ci proverò anche sabato. La Champions è uno stimolo, da giocatore ambisci sempre al miglior palcoscenico, ci siamo riusciti. Siamo all’interno di un percorso di crescita, vogliamo sfruttare queste grandi gare per migliorare. Non andremo al parco giochi, ma a giocarcela in campo».
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È la prima volta che il Benetton si ritrova in Champions per meriti sportivi, frutto del settimo posto in URC dell’anno scorso: «Non c’è un momento specifico in cui abbiamo festeggiato il traguardo, quando lo raggiungi spunta l’ambizione di fare il passo successivo. Ci siamo dati il giusto merito, poi ci siamo rimessi al lavoro per voltare pagina, senza distrarci più di tanto». Il seconda linea è una colonna anche dell’Italia:
«Nel rugby internazionale trovi il livello più alto, mi sento fortunato ad aver giocato ai massimi livelli anche con il club. La Champions si avvicina a quello che si vede in Coppa del Mondo, ci giocano gli stessi interpreti che vivono ogni giorno assieme con i club. Alla fine è un po’ come nel calcio, trovi formazioni straordinariamente rodate». Contro Clermont sarà fondamentale curare la touche in difesa, Ruzza è uno dei migliori al mondo tra i saltatori: «Abbiamo una rosa piena di giocatori bravi, quando siamo tutti a disposizione aumentano le soluzioni anche dalla rimessa. Quest’anno la squadra è stata consistente anche senza di me, sia in attacco che in difesa nel drive. Sabato sarà dura, ma stiamo lavorando per essere dominanti anche là».
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Sarà la prima gara di Ruzza dopo i test di novembre con la nazionale: «Sto bene fisicamente, è importante farsi trovare subito a disposizione dopo i test autunnali, rispetto ad una volta siamo gestiti in modo decisamente più attento. In fin dei conti, quando torni dagli impegni internazionali cambia il morale di volta in volta, poi resta la voglia di incidere con Treviso. Serve fare uno sforzo importante, esserci dal punto di vista mentale». A 30 anni, l’avanti padovano è nel pieno della sua carriera: «Sento di avere ancora tanto da imparare e da migliorare, sento di essere cresciuto rispetto ad anni fa, ma l’approccio è uguale. So di poter migliorare in qualche aspetto, comprese tante situazioni fuori dal campo. A questi livelli non ti annoi mai».
L’autoanalisi è un aspetto chiave per gli sportivi al massimo livello: «Posso migliorare nel contatto sia in attacco che in difesa, certe cose mi vengono ancora non naturali, ci sono gesti che si migliorano solamente con l’allenamento».
