“Mi sono nuovamente sentito offeso”. Dopo l’ultima udienza del processo a Filippo Turetta per il femminicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, a intervenire sui social è il papà Gino. Che ha criticato le parole usate dalla difesa in Aula quando ha chiesto ai giudici di non riconoscere la premeditazione del delitto e ha detto che il ragazzo “non è El Chapo, non è Pablo Escobar“. “Ieri la memoria di Giulia umiliata”, ha scritto Gino Cecchettin. “La difesa di un imputato è un diritto inviolabile, garantinto dalla legge in ogni stato e grado del procedimento. Tuttavia, credo sia importante mantenersi entro un limite che è dettato dal buon senso e dal rispetto umano”. E “travalicare questo limite rischia di aumentare il dolore dei familiari della vittima e di suscitare indignazione in chi assiste”.
Al messaggio del padre di Giulia, hanno controrisposto gli avvocati della difesa Giovanni Caruso e Monica Cornaviera: “Come difensori”, hanno detto all’agenzia Ansa, “siamo assolutamente certi di non aver travalicato in alcun modo i limiti della continenza espressiva e di non aver mancato di rispetto a nessuno. Abbiamo solo svolto il nostro dovere in uno Stato di diritto”.
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