Ogni mese percepiscono l’assegno statale erogato dall’Inps eppure continuano a lavorare, come dipendenti, collaboratori esterni e partite Iva. I pensionati che hanno un’occupazione stabile nella provincia di Treviso sono oltre 20 mila, il 10% del totale.
Un fenomeno che si può spiegare in due modi: da una parte la crescente denatalità spinge gli anziani a tornare al lavoro per coprire i posti vacanti lasciati scoperti da una gioventù che non c’è più e che se c’è si occupa di altro.
Dall’altra parte perché la pensione oggi è, sempre di più, una risorsa che serve per aiutare figli, nipoti o anche genitori anziani e, quindi, finché si hanno le forze si continua a lavorare per aumentare il gruzzoletto mensile.
La stima è stata quantificata dal comitato Inps provinciale di Treviso ma, scattando una fotografia della Marca, sembrerebbe essere al ribasso, visto che non è possibile quantificare tutti quegli anziani che offrono la loro professionalità in nero e che non compaiono, quindi, sui libri paga ufficiali di aziende e società.
Tornando invece al lavoro regolare, i dati forniti da Veneto Lavoro permettono di approfondire il fenomeno, o meglio, di osservarlo da un altro punto di vista, quello delle assunzioni over 65. Nei primi sei mesi del 2024 sono state comunicate 985 assunzioni di personale senior ovvero di persone che hanno compiuto i 65 anni di età.
Il numero più alto degli ultimi 5 anni, aumentato di oltre il triplo rispetto al 2014, quando le assunzioni di ultra sessantacinquenni di fermavano a quota 270. Segno che i morsi della denatalità sono sempre più stringenti e, soprattutto, che gli anziani sono sempre più necessari al ciclo produttivo e all’economia trevigiana.
«Se non ci fossero avremmo un Pil più basso», spiega Paolino Barbiero, presidente del Comitato Inps provinciale di Treviso, «I ristoranti sarebbero costretti a chiudere, mancherebbero risorse nelle Pa e anche gli infermieri».
I numeri fanno da corollario alle tante storie della Marca. Come per esempio quella della tragedia che si è consumata martedì pomeriggio a Refrontolo. Protagonista è stato Marino Gazzola, un pensionato di 69 anni, che ha perso la vita mentre stava lavorando in un cantiere.
Si trovava sopra l’impalcatura utilizzata per il restauro di un edificio quando è scivolato battendo la testa a terra.
L’uomo aveva un regolare contratto part-time ed era appena tornato al lavoro, dopo un periodo di malattia dovuta ad una operazione alle anche. Come è possibile che un uomo di 69 anni si trovi sopra un’impalcatura? La domanda ricorrente.
Un altro protagonista del fenomeno dei lavoratori over 65 è Giovanni Viali, tornato in azienda a quasi settant’anni: la sua esperienza da saldatore gli ha permesso di tornare come operaio prima e come formatore poi.
«Se da un lato poi per il nostro territorio è positivo che i pensionati che possono farlo diano il loro contributo a un sistema produttivo che sempre più fatica a trovare forza lavoro e adeguante competenze e specializzazioni acquisite, dall’altro bisogna porre massima attenzione a dove impiegare queste energie, evitando i luoghi di lavoro più a rischio infortuni e i lavori usuranti» ha commentato Vigilio Biscaro, segretario generale Spi Cgil di Treviso.
«Ci si domanda anche», aggiunge Marco Potente, segretario generale della Filca Cisl Belluno Treviso, «come sia possibile che un uomo di 69 anni sia ancora al lavoro su un’impalcatura di un cantiere».