I poeti trasformano il tempo e lo spazio in parole, regalandoci la possibilità di scoprire ciò che va oltre il quotidiano. Con questo spirito e con l’intenzione di rendere omaggio alla vitalità della poesia friulana, alla terra friulana e a tutti coloro che, con le loro parole, le hanno dato voce, nasce Il Friuli dei poeti. In viaggio con la poesia in una terra di confini, opera corposa e preziosa curata da Gian Mario Villalta per la casa editrice pordenonese “Storie” di Giovanni Santarossa.
Due volumi, per un totale di 800 pagine, illustrate, in uscita con il Messaggero Veneto: il primo sabato 23 novembre, il secondo sabato 30 novembre. Oggi, intanto, i libri saranno presentati a Pordenone, nel convento San Francesco, alle 18, nel corso di un incontro con l’autore e l’editore organizzato dal Circolo della cultura e delle arti cittadino.
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L’antologia raccoglie le voci di 69 poeti friulani - da Pier Paolo Pasolini con le sue “Poesie a Casarsa” del 1942 fino ai giorni nostri del poeta pordenonese Roberto Cescon - intrecciando percorsi umani e artistici che raccontano la ricchezza culturale di un territorio in cui storia, confini e lingue si intrecciano in un racconto che non è mai lineare. Il “Friuli storico”, spiega Villalta, quello che abbraccia non solo la provincia di Udine, ma include il Pordenonese, il Goriziano e si spinge fino al Portogruarese.
Uno spazio attraversato da una varietà linguistica e culturale che rende la poesia friulana particolarmente affascinante.
Ma quest’opera è anche un atto d’amore: “Volevo celebrare il fatto che al di là delle diversità - ancora Villalta - c’è stata ed è ancora viva una stagione poetica eccezionale, grazie anche alla varietà di lingue minori e alla rinascita della nostra regione dal dopoguerra a oggi. E anche rendere omaggio ai miei maestri e agli amici cari che non ci sono più”. Dietro i due volumi c’è un lungo lavoro reso possibile grazie al lockdown e a quel tempo offerto dall’isolamento forzato.
Un progetto che affonda le radici nell’idea di Giovanni Santarossa e si pone l’obiettivo di raccontare un territorio spesso marginale nella storia della poesia, ma che, soprattutto dagli anni ’80 ai primi dieci del nuovo secolo, ha invece conosciuto un fermento straordinario. “Un momento di grande vitalità – sottolinea Villalta – che prima non riscontriamo e chissà se tornerà mai. La compresenza di poeti affermati e giovani esordienti ha generato vitalità, entusiasmo, ha prodotto iniziative e attenzione nazionale. Tanto che oggi la poesia di quest’area è considerata con grande rispetto in tutta Italia”
La “mappa poetica” che si delinea nei due volumi offre una chiave per leggere il Friuli in modo nuovo, collegando le parole dei poeti ai luoghi che le hanno ispirate. E offre dunque un invito a scoprire una terra in cui i confini – geografici, linguistici e culturali – sono al tempo stesso una sfida e una fonte di ricchezza.
Il Friuli che Nievo definiva “un piccolo compendio dell’universo”, è uno spazio dove storia, lingue e memorie si intrecciano. Questo rende la poesia friulana unica: una voce collettiva che attraversa il tempo, dalle parlate carniche alle sfumature goriziane, fino al bisiacco e al gradese. “La varietà linguistica della nostra regione è un patrimonio immenso, ma rappresenta anche una sfida per chi cerca di fissare un’identità culturale nella poesia”. Leggere “Il Friuli dei poeti” significa anche immergersi in un viaggio che unisce poesia e natura, passato e futuro.
E come scrive Santarossa nella prefazione, ogni autore rappresentato contribuisce a una grande sinfonia poetica: alcuni sono “verdiani”, altri “mozartiani”, non mancano i wagneriani né gli schubertiani ma tutti scrivono musica poetica”. Insieme creano un’armonia unica, capace di parlare al lettore contemporaneo.
Ad ogni poeta è inoltre abbinata un’illustrazione, con un unico soggetto: un nido. “Sono sempre stato convinto – scrive Santarossa - che i poeti sono piccoli uccellini che portano nel loro becco le poesie lasciandole di qua e di là e costruiscono i nidi delle emozioni”.
Ecco allora le tavole naturalistiche dell’americana Genevieve Jones (1847-1879) e di Francis Orpen Morris (1810-1893), ecclesiastico anglo-irlandese noto come “parroco-naturalista” ad arricchire l’opera, sottolineando anche il legame fra poesia e paesaggio friulano.
Ogni poesia diventa così un frammento di memoria e bellezza e un invito a esplorare non solo le pagine del libro, ma anche le colline, i borghi e le valli del Friuli.