Dopo ore di caos e smarrimento nella maggioranza di governo, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni decide di silurare il redditometro, spuntato “all’improvviso” a poche settimane delle elezioni europee. “Mai nessun grande fratello fiscale sarà introdotto da questo Governo. Sono sempre stata contraria a meccanismi invasivi di redditometro applicati alla gente comune”, scrive la premier sui social spiegando che “l’attuazione della delega fiscale, portata avanti in particolare dal vice ministro dell’Economia Maurizio Leo, è fino ad ora andata nella direzione di migliorare il rapporto tra Stato e cittadino, tutelare i lavoratori onesti e contrastare la grande evasione, quella, per intenderci, dei sedicenti nullatenenti con ville, barca e supercar. Continueremo in questa direzione, sempre dalla parte dei cittadini”.
Mai nessun “grande fratello fiscale” sarà introdotto da questo Governo. Sono sempre stata contraria a meccanismi invasivi di redditometro applicati alla gente comune.
L’attuazione della delega fiscale, portata avanti in particolare dal Vice Ministro dell’Economia Leo, è fino…
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) May 22, 2024
Meloni aggiunge che “Sull’ultimo decreto recentemente varato dal Mef che negli intendimenti delimita l’azione di verifica dell’amministrazione finanziaria, mi confronterò personalmente con il Vice Ministro Leo, al quale ho chiesto anche di venirne a riferire al prossimo Consiglio dei Ministri. E se saranno necessari cambiamenti sarò io la prima a chiederli”.
Si accoda subito alla presidente del Consiglio il vicepremier e leader di Forza Italia Antonio Tajani che afferma: “Il redditometro non funziona: è uno strumento obsoleto e superato che piace alla sinistra e crea un sacco di contenziosi. Farò di tutto perché venga abolito. Al prossimo Consiglio dei ministri presenterò la proposta di abrogarlo. Ne parlerò con Leo e ne chiederò l’abolizione”.
Con un ordine del giorno al dl Superbonus la Lega “impegna il governo a chiarire la portata del decreto ministeriale, confermando il superamento dell’istituto del redditometro”. Nell’emendamento si parla della “preoccupante risonanza mediatica intorno ad una vecchia visione del rapporto tra contribuente e amministrazione” seguita alla pubblicazione del decreto ministeriale in Gazzetta ufficicale lo scorso 20 maggio. La Lega, si precisa, “ha sempre ritenuto che strumenti induttivi”, come il redditometro, “non offrano benefici tangibili e concreti nel pur doveroso contrasto all’evasione”.
In un’intervista al Corriere della Sera Maurizio Leo ha ribadito che l’introduzione del redditometro “Era un atto dovuto, un provvedimento su cui si è soffermata la Corte dei Conti, che sottintendeva anche un possibile danno erariale per la mancata adozione dei criteri induttivi, sospesi dal 2018, utilizzabili per il redditometro”. Ieri Leo aveva ricordato come la norma fosse attesa “da sei anni” e che è stata “preventivamente condivisa con le associazioni dei consumatori, l’Istat e il garante per la privacy“.
“La maggioranza è in tilt”, secondo il Partito democratico, denunciando il “molto grave” utilizzo delle “istituzioni per propaganda elettorale”. Matteo Renzi dice che “Nel 2015 noi abbiamo tolto il redditometro come lo si conosceva fino ad allora. Il governo Meloni lo sta reintroducendo, ciò significa che questo non è un governo liberale, ma è il governo delle tasse”.
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