La sentenza di condanna per truffa di Franco Amendolagine Foschini, 79 anni, affermato architetto di Venezia e, dal 2004 al 2014, professore associato all’università di Udine, alla cui insaputa svolse attività in libera professione, è diventata definitiva.
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso con cui la difesa, rappresentata dall’avvocato Maurizio Conti, aveva sostenuto in particolare la violazione del principio del “ne bis in idem”, data la «piena identità – così aveva argomentato – tra la sanzione inflitta in sede penale e quella irrogata in sede contabile», e confermato in tal modo la pena, così come parzialmente riformata dalla Corte d’appello di Trieste nel 2021: 7 mesi e 300 euro di multa, sospesi con la condizionale, a fronte degli 8 mesi decisi due anni prima dal tribunale di Udine (che aveva calcolato anche l’aumento per la continuazione).
Sul fronte risarcitorio, il giudice penale aveva rinviato la quantificazione dei danni dovuti all’ateneo al tribunale civile, prevedendo una provisionale immediatamente esecutiva di 30 mila euro. Un anno prima, la Corte dei conti Fvg aveva riconosciuto allo stesso ateneo 1 milione 155 mila euro.
Era stata un’indagine condotta a campione nel 2016 dalla Guardia di finanza a mettere in moto la macchina giudiziaria. Il caso di Amendolagine era balzato all’occhio, in quanto erano state le sue stesse dichiarazioni dei redditi a rivelare entrate estranee alla docenza. L’inchiesta aveva indicato in 352.756,75 euro l’importo complessivamente erogato all’ex insegnante. E cioè l’ingiusto profitto rappresentato dalle indennità corrispostegli durante il suo incarico, seppure solo a partire dal 2010 in virtù dei termini di prescrizione del reato. La magistratura contabile aveva aggiunto nel computo gli 802.815 euro percepiti per la libera professione e che, a rigor di legge, in quanto non autorizzate, avrebbe dovuto corrispondere direttamente all’università.