UDINE. Girare tra i padiglioni di una mostra senza muoversi da casa. Permettendo così di ammirare le opere esposte anche a chi, per problemi di deambulazione, non può visitare un museo. Tutto grazie al metaverso.
È l’idea di Sara Paron, studentessa del Digital storytelling Lab dell’Università di Udine (il corso di laurea è la magistrale in Scienze del Patrimonio Audiovisivo), che proprio nell’ambito dell’arte e della formazione ha ipotizzato un ambito di applicazione della realtà virtuale aumentata.
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La studentessa ha partecipato al corso “Metaverso, metaversi, metabusiness”, organizzato dall’ateneo friulano: «L’unico corso in Italia fatto sul metaverso, nel metaverso con piattaforma sviluppata in Italia», rivendica con orgoglio il professor Salvatore Amaduzzi, che ha coordinato l’attività formativa, propost aassieme ai docenti Luca Chittaro e Fabio Buttussi e a Marco Zanuttini, amministratore delegato della Techstar, azienda di Tavagnacco che ha messo a disposizione la piattaforma su cui si sono confrontati i cinquanta studenti che hanno partecipato alle sette lezioni.
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Una partecipazione trasversale, che ha coinvolto iscritti ai corsi di laurea più disparati: dalle discipline dello spettacolo (Dams) a economia aziendale, da giurisprudenza a informatica, da gestione del turismo culturale a medicina e chirurgia, fino a relazioni pubbliche (con quasi un quinto degli iscritti totali) a testimonianza degli ambiti d’applicazione potenzialmente infiniti di una tecnologia che si sta affinando e che, secondo gli esperti, decollerà definitivamente nell’arco di qualche anno.
I partecipanti al corso hanno familiarizzato con concetti come avatar, digital twin, immersività, web3, blockchain, scoperto i casi di applicazione in medicina, appreso come il metaverso può già rappresentare un’occasione di business. «Per concludere l’attività abbiamo chiesto agli studenti di sviluppare un progetto, immaginando un particolare ambito di applicazione del metaverso». Così Sara Piron ha immaginato «la creazione di percorsi dedicati a mostre già in atto, anche per favorire la partecipazione di persone che hanno problemi di disabilità», ma anche applicazioni «nel settore dell’educazione, per rendere la formazione più immersiva, impattante a livello emotivo».
Enrico Groppo, laureando in Relazioni pubbliche, dedicherà la propria tesi al metaverso e in particolare ai massicci investimenti dell’Nba (la principale lega di pallacanestro professionistica del Nord America) nella tecnologia: «L’idea di poter assistere a una partita a distanza, ma come se si fosse nel palazzetto dello sport, è davvero potente – racconta –. Sono appassionato di basket e ho pensato di unire questa mia passione a una materia che mi ha affascinato, come la geomatica: il corso è stato molto interessante, ci ha fatto toccare con mano esempi concreti di applicazione del metaverso, come quello sanitario e quello della formazione per la sicurezza».
Piron ha le idee chiare sulla diffusione su larga scala del metaverso: «È una tecnologia che senz’altro avrà un futuro e ha già un’applicazione in alcuni modelli di business». Un quadro condiviso dal collega di corso: «Ci sono ancora dei limiti oggettivi, legati agli strumenti che si utilizzano per accedere alle piattaforme: l’obiettivo deve essere quello di consentire l’accesso e la diffusione su larga scala», sottolinea Groppo. —
