TRIESTE. Vandali in azione nella sede del Centro di salute mentale della Maddalena. Dopo l’aggressione nei confronti di un infermiere avvenuta nelle scorse settimane nella struttura di via Gambini (pure quella un Csm), stavolta l’Asugi ha dovuto fare i conti con i danni. Sono state prese di mira ben quattro automobili bianche usate dal personale per ragioni di servizio, a cominciare dai soccorsi domiciliari ai pazienti che hanno necessità di assistenza e terapia: una Lancia, una Clio e due Punto. L’autore del gesto ha ben pensato di mandare in frantumi i lunotti posteriori delle vetture, rendendole così inutilizzabili. I mezzi erano posteggiati nell’area adibita al parcheggio delle auto aziendali all’interno della struttura sanitaria. Il malintenzionato, dunque, è entrato e si è accanito sui vetri per distruggerli. Non solo. L’individuo – al momento ignoto – ha rotto pure una feritoia, sempre di vetro, della porta blu che collega la sede al giardino esterno.
Con molta probabilità il vandalo ha agito di notte: il personale ha trovato la spiacevole sorpresa ieri mattina, quando era in procinto di iniziare il servizio domiciliare dai pazienti in cura.
«Chiediamo all’Asugi di intervenire con protocolli di sicurezza e sistemi di video sorveglianza – è l’invito di Romina Dazzara (Cisl Funzione pubblica) – e di farlo non soltanto a favore delle sedi dei Csm, che al momento sono un bersaglio, ma di tutte le strutture sanitarie. I colleghi sono molto preoccupati. Lo sono sempre di più dopo le violenze al Csm di via Gambini. Ora sono state prese di mira le auto alla Maddalena. C’è molta preoccupazione anche da parte dei colleghi che lavorano nelle Rems, vista la pericolosità degli utenti ospitati o che in futuro potrebbero essere ospitati. Servono accordi con le forze dell’ordine, il personale deve poter lavorare in sicurezza».
Così Fabio Pototschnig della Fials: «Questa volta il personale non è stato preso di mira, ma non è piacevole trovare le macchine di servizio danneggiate», osserva. «Auto che sono necessarie per l’assistenza, che in questo modo subisce inevitabili rallentamenti a discapito delle persone. Abbiamo chiesto l’installazione di telecamere nei punti più vulnerabili».
