foto da Quotidiani locali
Un ex promotore finanziario esterno di Banca Fideuram a processo per appropriazione indebita. Due ex coniugi lo accusano di aver falsificato report e firme per distrarre una somma complessiva di 211.000 euro. Da quanto è emerso nel corso delle indagini, il promotore finanziario trevigiano Sergio Neso, 64 anni, avrebbe utilizzato quel denaro, non tanto per intascarselo, come spesso avviene in casi del genere, ma per rimpinguare le perdite di altri clienti a cui non voleva rivelare le perdite negli investimenti proposti.
Alcuni di questi, passati in banca per movimentare i loro conti, si sono accorti che il patrimonio illustrato nei report consegnati da Neso non era quello reale e soprattutto che le firme che autorizzavano passaggi di denaro o prelievi erano fasulle. Ed è scoppiato il bubbone.
Alla fine, però, tra tutti, solo i due ex coniugi (assistiti dall’avvocato Simona Carolo) hanno presentato denuncia in procura, non accontentandosi del risarcimento proposto dalla banca, a loro dire, del 10 per cento rispetto al denaro perso.
La vicenda affonda le radici qualche anno fa. Neso è il classico family banker che ha rapporti stretti con i propri clienti, consiglia investimenti e presenta puntualmente i resoconti del denaro investito. Non il tipico impiegato di banca, ma un vero e proprio consulente di famiglia, sempre disponibile a rispondere al telefono, a dispensare consigli e a chiarire dubbi.
Tra i suoi clienti c’è anche la coppia trevigiana, costituitasi parte civile, con i quali Sergio Neso aveva un saldo rapporto di fiducia, mal riposta, a detta, ora, dei due.
Fiducia che inizia a incrinarsi quando la donna scopre, andando in banca, di non avere 11.000 euro che risultavano invece dai report che il suo family banker le presentava puntualmente. La donna chiama allora il suo ex marito per metterlo in guardia e perché faccia un controllo anche lui. E così si scopre che nel suo conto mancano all’appello ben 200mila euro.
Da qui la denuncia. Neso, promotore finanziario esterno, si dimette da Banca Fideuram e la Consob apre un’istruttoria nei suoi confronti, disponendo alla fine una sospensione di 4 mesi per aver “elaborato e consegnato false rendicontazioni ai clienti e falsificato la firma di una cliente sulla modulistica contrattuale”.
In realtà, secondo la denuncia dei coniugi, le firme falsificate ai loro danni, per poter a loro insaputa movimentare il denaro dai loro conti, sarebbero state decine.
La denuncia in procura porta all’accusa nei confronti di Neso di appropriazione indebita per aver prospettato nei report dei suoi due clienti “una falsa consistenza del patrimonio titoli, falsificando le loro firme”. Con l’aggravante, secondo quanto la procura della Repubblica gli contesta, “dell’abuso di prestazione d’opera e del danno di ingente entità”.
Quei soldi Neso sembra non se li sia intascati, ma il family banker li avrebbe utilizzati per compensare perdite di investimenti di altri clienti. I falsi report e le firme apocrife sarebbero serviti per mascherare l’inganno. Ma dalla spirale di false rendicontazioni non ne sarebbe più uscito. La coppia che ha portato Neso a processo è stata l’unica a denunciarlo. Altre parti offese si sarebbero accontentate del rimborso proposto dalla banca. A marzo il processo.