Un profondo rapporto di stima e di affetto che è presente in ogni pagina del libro, il dolore per un’assenza che si fa sentire. L’ultimo volume di Massimo Colatosti, «Il mio amico Luciano De Crescenzo», non è solo un omaggio al grande scrittore, regista e attore napoletano. È la ricerca delle radici di una città. […]
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Un profondo rapporto di stima e di affetto che è presente in ogni pagina del libro, il dolore per un’assenza che si fa sentire. L’ultimo volume di Massimo Colatosti, «Il mio amico Luciano De Crescenzo», non è solo un omaggio al grande scrittore, regista e attore napoletano. È la ricerca delle radici di una città. O meglio, di un popolo. Lo sguardo è rivolto al passato, tra nostalgia, rimpianto e sorriso perché – come scrive Geppy Gleijeses nella prefazione – Luciano amava molto Massimo perché «era sempre di buonumore», elemento essenziale della napoletanità.
Proprio sulla napoletanità che sembra diluirsi giorno dopo giorno, che si soffermano le parole di De Crescenzo riportate nel libro. «Questo è il vero prezzo che si deve pagare per diventare una città moderna? Forse qualcuno che ricorda meglio di me le vicende della nostra città, tra le tante cose che cita della nostra Napoli di un tempo, menziona i bambini che scorazzavano per le strade, che fino a tardi giocavano nei vicoli, quei cosiddetti scugnizzi a cui oggi si sono sostituite fameliche bande di baby gang».
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Allora, continia Luciano De Crescenzo, è un bene «che esistano ancora delle persone come Massimo Colatosti che prosegue ancora, insieme a pochi altri, la vera napoletanità». Lui stesso «con un passato da vero scugnizzo, che si arrangiava con la fantasia». E l’autore del libro “ricambia” dedicando le pagine al “re” della napoletanità, che – con la sua filosofia ha saputo oltrepassare (e di molto) ogni confine.
Ed ecco quindi sprazzi della cultura che Luciano De Crescenzo ha messo a disposizione di tutti. Da “Storia della filosofia greca” a “La Napoli di Bellavista, sono figlio di persone antiche”, da “Panta rei” (πάντα ῥεῖ, tutto scorre) al romanzo “Elena, Elena, amore mio”. Poi la parte dedicata ai film. Da “Così parlò Bellavista” a “Croce e delizia”. Immagini, brani e foto da vedere e leggere tutto d’un fiato. Così il lavoro di Massimo Colatosti diventa una ulteriroe testimonianza dell’enorme valore di un uomo, Luciano De Crescenzo, il filosofo napoletano.
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