PAVIA. "Oggi onoriamo l'onorevole Virginio Rognoni come servitore onesto e coraggioso dello Stato perché in quegli anni bui seppe assumere responsabilità gravi e mettere a rischio l'incolumità della propria persona". E' quanto ha sottolineato il vescovo di Pavia Corrado Sanguineti, che ha concelebrato con il vescovo emerito Giovanni Giudici e numerosi sacerdoti della diocesi di Pavia i funerali dell'ex ministro Virginio Rognoni, morto martedì a 98 anni.
"E' stato un uomo della prima repubblica - ha proseguito Sanguineti -, testimone autorevole di un modo alto di fare politica, a servizio del bene comune e di una stagione complessa e drammatica, in cui il Paese seppe rialzarsi e reagire, con un comune e concorde impegno di tutte le forze democratiche, di varia ispirazione ideale. Sotto questo profilo, la sua testimonianza e il suo modo di vivere, da autentico cristiano, una sana laicità dello Stato e insieme la fedeltà a principi e valori essenziali, restano un esempio valido anche per oggi - ha concluso -, per chi s'impegna nella vita amministrativa e politica, per chi è chiamato ad assumere responsabilità di governo".
Alle esequie di Rognoni sono intervenuti, tra gli altri, oltre alle autorità cittadine e provinciali, l'ex premier Romano Prodi, David Ermini, attuale vicepresidente del Csm, Bruno Tabacci, Patrizia Toia, Mariapia Garavaglia, Nando dalla Chiesa e Armando Spataro.
«Mi ha sempre voluto bene. Ogni 3 settembre, nell'anniversario dell'uccisione di mio padre, mi cercava sempre: lo ha fatto anche quest'anno». Così Nando Dalla Chiesa, uscendo dalla chiesa del Carmine, ha ricordato Rognoni. Dalla Chiesa ha sottolineato la vicinanza che l'allora ministro dell'Interno garantì a suo padre, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso dalla mafia: «Quella fu un'estate terribile. Rognoni ha fatto tutto quello che poteva, in quella situazione. È stato anche l'unico a non mentire nel processo che riguardava mio padre: disse la verità».
«Ci siamo conosciuti negli anni di piombo, quando lui è diventato ministro dell'Interno. Ho sempre apprezzato la sua grande capacità di dialogo e anche di ascolto, prima di fare le scelte e di battersi con coerenza e competenza. Un atteggiamento che ha mantenuto anche nella lotta alla mafia e alla vicepresidenza del Csm – ha ricordato Armando Spataro, ex magistrato, già procuratore della Repubblica aggiunto al Tribunale di Milano e coordinatore del Gruppo specializzato nel settore dell'antiterrorismo -. In questi ultimi anni ci siamo sentiti e visti tante volte. Ci saremmo dovuti vedere anche lunedì prossimo, mi ero segnato sull'agenda 'chiamare Virginio’. È stato un grande, un esempio di fedeltà alle istituzioni, ai diritti umani, rispettoso di ogni interlocutore di diverso schieramento politico e di chi aveva opinioni differenti dalla sua».
