MOSSA Era il goleador. Forte fisicamente ma anche veloce e con un innato senso per il gol. A Mossa, ancora se lo ricordano nitidamente perché Cristiano Barbiani è stato il centravanti per parecchie stagioni, comprese quelle particolarmente inebrianti per la società biancoceleste quando militava in Eccellenza.
I verbi sono declinati al passato perché Barbiani è deceduto a soli 53 anni. La malattia lo ha strappato all’affetto dei suoi cari nel giro di poco più di un mese. Cresciuto nelle fila della Valnatisone, ha poi indossato le divise della Torreanese, dell’Aurora Remanzacco e della Cormonese, oltre che del Mossa.
«Cristiano Barbiani è stato uno degli attaccanti più forti visti a Mossa - sottolinea Sergio Giorgini, per anni direttore sportivo del Mossa -. Oltre ad essere un ottimo giocatore che ha dato tanto per la casacca biancoceleste, era una persona generosa, con tanta voglia di fare. Inoltre, sapeva fare squadra e questo è fondamentale quando si parla di calcio». Giorgini, visibilmente dispiaciuto per una morte avvenuta così in giovane età, rammenta che i suoi allenatori furono, fra gli altri, Trentin, Cupini, Battistutta. «E tutti, in quegli anni, hanno apprezzato quell’attaccante che sapeva farsi valere e rispettare. Ha giocato in diverse categorie ma, anche crescendo di livello, è sempre stato un protagonista».
Sin qui l’aspetto squisitamente sportivo ma Cristiano Barbiani, a livello professionale, era anche un apprezzato poliziotto: attualmente era assistente capo coordinatore della Polizia di Stato e, ormai da parecchi anni, prestava servizio al Commissariato di Cividale del Friuli. Nel tempo, aveva ottenuto diversi riconoscimenti lavorativi. Era nato a Moimacco e viveva nel suo paese d’origine dove era molto conosciuto e stimato. Era entrato in polizia nel 1987. Oltre ai familiari più stretti, lascia il figlio Michel, 31 anni, e una figlia di pochi anni.
I funerali, fa sapere ancora Sergio Giorgini, saranno celebrati oggi alle 15.30 nella chiesa parrocchiale di Moimacco e saranno in tanti a volerlo salutare per l’ultima volta.
