Questo articolo è pubblicato sul numero 14 di Vanity Fair in edicola fino al 6 aprile 2021
«Un errore non è uno stigma, ma un’occasione». È una frase che mi ha molto colpito: l’ha scritta Elena Stancanelli in un articolo nel quotidiano la Repubblica in cui commentava i fatti della scuola di Piacenza dove una ragazza di diciotto anni è stata attaccata, con cartelli e frasi offensive, per aver deciso di abortire. Qualche giorno dopo l’amara scoperta, il corpo insegnanti, i compagni e la scuola tutta sono insorti prendendo le parti della ragazza per proteggere i suoi diritti e quindi la sua decisione. E questo è già molto (e dà la misura dell’importanza dell’istruzione). La cosa più inaspettata, però, è stata la lettera di scuse che gli ignoti autori dei cartelli hanno scritto alla ragazza. Un gesto non dovuto che però rende l’idea di come un’intera comunità può, anzi deve, reagire per capire, imparare e fare tutti insieme un passo in avanti.
Stiamo vivendo un periodo di grande rivoluzione, per certi versi molto fecondo, per altri molto pericoloso. Stiamo cambiando linguaggio: Daria Bignardi ce lo ricorda nella sua rubrica, spiegando, per esempio, perché è importante dire direttrice, quando si parla di una donna alla guida di un’orchestra o di un giornale, e non direttore. Stiamo poi cambiando la nostra sensibilità verso ogni diversità: nel reportage di Simona Siri sul dilagante Asian Hate negli Stati Uniti, l’odio verso le persone asiatiche, riflettiamo sul potere delle parole dette dai colletti bianchi, ovvero da chi sta al potere (come l’ex presidente Donald Trump), frasi capaci di creare un vortice di violenza e di razzismo. Stiamo infine cambiando la percezione di noi stessi e delle nostre azioni, perché nelle dinamiche spietate dei social appena si commette un errore si viene attaccati, derisi, cancellati. In questo clima incandescente, surriscaldato tanto dalla gogna mediatica quanto dalla necessità di emancipazione, spesso si perde il valore del dialogo, del confronto, della possibilità di imparare anche dai propri errori. Anche noi ne facciamo: in un post su Instagram dello scorso weekend, abbiamo commentato con le parole sbagliate una scelta della neo mamma Chiara Ferragni. L’abbiamo corretto, abbiamo chiarito cosa intendevamo davvero dire, ci siamo confrontati con Chiara. Non riduciamo gli errori a stigma. Facciamone un’occasione di confronto e di progresso. È un’opportunità che non possiamo perdere.
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