MANTOVA. Gianni Fava, ex parlamentare ed ex assessore regionale della Lega Nord, rivuole il Carroccio indipendentista e critica quello nazionalista di Salvini. Del “capitano” nel 2017, all’ultimo congresso, è stato il rivale sconfitto. Nel giro di tre anni è diventato, poi, il punto di riferimento di chi non ha accettato la svolta sovranista. E che ora reclama il diritto di presentarsi alle elezioni comunali con la propria identità. Per questo Fava, al commissario federale della Lega Iezzi, ha chiesto il simbolo dell’Alberto da Giussano per liste autonome a Mantova e Viadana, ma la risposta finora è stata negativa.
Salvini insiste nel non concedervi il simbolo...
«Insisteremo anche noi per averlo. Stiamo preparando la lista sia per Mantova che per Viadana. Il giro si sta allargando. Ho ricevuto chiamate da Curtatone e da Castel d’Ario. A Castel d’Ario gli iscritti alla Lega nord dicono che non seguiranno le indicazioni della Lega Salvini premier; a Curtatone un gruppo nutrito che non ha niente a che vedere con Salvini sosterrà Bottani».
Cosa state facendo?
«Noi stiamo preparando le liste per Mantova e Viadana e fino al 20 agosto raccoglieremo le adesioni aspettando che ci concedano il simbolo della Lega nord per l’indipendenza della Padania».
E se il simbolo non dovesse arrivare?
«Ci riuniremmo per decidere cosa fare».
A Mantova su chi puntate?
«Il nostro candidato sindaco è Marco Prandini. È lui che sta lavorando alla lista. Ci sono tanti che sono interessati, per questo Salvini non vuole rinunciare a questa base forte. I militanti storici della Lega nord non sono entusiasti di un candidato del centrodestra che è al traino di Fratelli d’Italia come a Viadana».
Se Stefano Rossi dovesse perdere con voi in campo la colpa ricadrebbe su di voi...
«Il centrodestra perderebbe comunque; anzi, ha già perso».
Insomma, secondo lei c’è voglia tra i leghisti di tornare alle origini bossiane?
«C’è voglia di distinguersi. Gente che vuole parlare del nord, tornare ad essere il sindacato del nord e di cimentarsi nelle elezioni locali. A Milano decidono che non possiamo partecipare. Io sto fuori, non mi candido, ma ho scelto di fare il portavoce di gente che mi chiama da Ponti a Sermide. Parlano a me perché sono ancora nel consiglio federale della Lega. Il militante non capisce perché non possa correre con il suo simbolo. Ci dicano perché ibernano un partito. Io non voglio strappi che portino alla mia espulsione, non voglio creare io le condizioni. Io non sono iscritto alla Lega Salvini premier e mi stupisce che sia Salvini a rispondere per un partito, la Lega nord, di cui non fa più parte. Io non ce l’ho con lui, ma la Lega nord è un’altra cosa».
E cioè?
«Faccio un esempio concreto. Io sono iscritto alla Lega nord della sezione storica di Pomponesco che esiste da 30 anni. Lì nessuno si è iscritto alla Lega Salvini premier. E questi devono rinunciare a partecipare alle elezioni oppure sono costretti a camuffarsi. Se Salvini avesse fatto della Lega nord una fondazione capirei, ma la Lega è un partito. Qualcuno ha deciso di regalare le tessere della Lega rinunciando alle entrate. E chi l’ha ricevuta non può correre alle elezioni. Perché?».
