C’è anche un informatico di Mareno di Piave tra le persone perquisite e denunciate dalla polizia postale nell’ambito dell’operazione anti-pirateria su scala europea, coordinata dalla Procura di Catania.
Un giro d’affari da 250 milioni di euro al mese che in Italia ruotava attorno alle dirette del calcio in tv, visibili illegalmente attraverso il cosiddetto “pezzotto”.
Gli agenti del compartimento della Polpost di Venezia, nei giorni scorsi, hanno bussato alla porta di casa di un insospettabile 45enne, dipendente di una ditta d’informatica, con un mandato di perquisizione. Gli sono stati sequestrati telefonini, chiavette Usb, computer e ogni altro tipo di apparato elettronico.
La postale ha scoperto che l’uomo aveva un buon pacchetto clienti: al suo server erano collegati quasi duemila utenti. Insomma, l’insospettabile marenese arrotondava lautamente il suo stipendio da dipendente di un’azienda privata del Coneglianese.
Il sofisticato sistema informatico poteva contare su server posizionati in Olanda, Romania e Cina ed era in grado di captare e rivendere illegalmente i palinsesti live e i contenuti on demand protetti dai diritti televisivi.
L’informatico marenese è accusato di associazione per delinquere per aver fatto parte di un’organizzazione verticistica – la cosiddetta “Cupola del Pezzotto” – con strutture operative ben delineate, una rete informatica distribuita su più Paesi e un’organizzazione capillare di pirateria audiovisiva. C’erano il capo, il suo vice, i tecnici, gli admin, i master i reseller e i subseller distribuiti in Italia e all’estero. Il 45enne di Mareno rivestiva il ruolo di “admin” e si occupava della gestione tecnica e amministrativa dei flussi streaming illegali che rivendeva alla filiera commerciale della propria sottorete. Inoltre noleggiava, attraverso pagamenti regolari, l’apposito “pannello” da una rete di associati internazionali e server per la relativa installazione.
Nel corso dell’operazione della polizia postale sono stati sequestrati oltre 2. 500 canali illegali e server che gestivano la maggior parte dei segnali illeciti in Europa, con i quali l’organizzazione ha realizzato un giro illegale di affari di oltre 250 milioni di euro mensili, circa tre miliardi l’anno, con 22 milioni di euro di utenti finali per un danno di 10 miliardi di euro alle piattaforme legali.
A essere colpite dagli atti di pirateria video sono tutte le principali piattaforme. Da Sky a Dazn, da Mediaset ad Amazon Prime Video, da Netflix a Paramount passando per Disney+.
Messaggistica crittografata, identità fittizie e documenti falsi, utilizzati anche per l’intestazione di utenze telefoniche, di carte di credito, di abbonamenti televisivi e noleggio di server sono gli ingredienti di un meccanismo utilizzato per captare e rivendere i palinsesti live ed i contenuti on demand protetti da diritti televisivi, di proprietà, come detto, delle più note piattaforme televisive nazionali ed internazionali.
L’operazione – che ha preso corpo a valle di un’indagine durata due anni e che ha visto impiegati 270 agenti della polizia postale– è nei fatti la più vasta contro la pirateria audiovisiva mai condotta in ambito italiano ed internazionale.
Complessivamente sono state effettuate 89 perquisizioni in 15 regioni italiane e, con la collaborazione delle forze di polizia straniere, 14 perquisizioni nel Regno Unito, Olanda, Svezia, Svizzera, Romania e Croazia, nei confronti di 102 persone.