Demetra, attrice udinese ventinovenne, è una ragazza di poche parole quando sta lontana da un ciak. Indole friulana? Quel non so che di timidezza che ne agevola il fascino.
La Bellina da nove anni vive a Roma, ha ormai una lunga lista di pellicole in collezione, fra cui una serie tv piuttosto gettonata: “Tutta colpa di Freud”, con Claudio Bisio e, attenzione, «in attesa di un film in uscita nel 2025. Sarò la protagonista, stavolta. Il titolo? Non se posso. Anzi, non posso proprio».
Nel frattempo Demetra Bellina si è regalata qualche episodio di “Vita da Carlo”, terza stagione, in programmazione su Paramount, sulla quotidiana e romana esistenza di Verdone, ormai diventata una striscia cult.
Facciamo quattro passi indietro, Demetra. Quali azioni sono necessarie per farsi assegnare una parte?
«Primo step fondamentale è trovare un agente che sappia muoversi nel mondo dello spettacolo piuttosto agilmente. È possibile pure partecipare ai provini senza appoggi, ma non è una buona idea. In certi casi si ci fa un “self tape”, ovvero un piccolo video da spedire alla produzione. Altrimenti si salta sulla metro e ci si presenta di persona. Se poi ti pigliano al primo step, sai che ne dovrai affrontare un secondo. A quel punto, è quasi fatta».
Da quanto si coglie a lei non piace molto parlare di se stessa?
«Per niente. Da sempre, non è un vezzo, mi creda, o un atteggiamento voluto per snobismo. Preferisco dialogare su altre cose».
Perdoni se insito, ultima cosa e poi basta: la Demetra del salotto è diversa da quella del cinema?
«Mi piace pensare di cambiare sempre in scena. Per evitare di essere inquadrata in un atteggiamento che poi ti obbliga a interpretare gli stessi ruoli. Per questo ogni volta cerco di assumere svariate personalità».
Lei non solo recita, ma pure suona e canta. Se non ricordo male un tempo si esibiva nei locali in di Roma. Adesso?
«Sì, ricorda bene, ma adesso — dopo tanto faticare — sono riuscita a scrivere un ep che uscirà a gennaio su tutte le piattaforme musicali. Per dire qualcosa di più, il “disco” avrà sei tracce ed è prodotto da Maqueta Records di Fernando Alba. Tonalità folk blues con l’aggiunta di influenze rock. D’altronde, come col cinematografo, amo mescolare le situazioni. Per completare la descrizione, suono e canto da sola e, in certi brani, sono accompagnata da altri musicisti. Ma non siamo una band».
Abbiamo un titolo?
«”Not for sale” che è un mantra. Una dichiarazione d’intenti. Tante volte oggi c’è la sensazione che per vendere una cosa devi farla in un certo modo e, allora, io lo faccio come meglio mi aggrada».
Arriviamo a Verdone. Lei nella serie è la fidanzata del figlio di Carlo ed è un tipino piuttosto scatenato. Domanda ovvia: come è finita là dentro?
«Come si diceva poc’anzi sono arrivata all’appuntamento col provino senza illusioni. Davanti a me c’era Verdone in persona. Mai visto prima. Vuole sapere la prima cosa che mi ha detto?».
Ovviamente sì..
«Lei ha dei capelli orribili. In realtà quel giorno avevo un po’ di caos in testa. Capigliatura a parte sono piaciuta al boss. Ho conosciuto gli altri e così è cominciata la mia nuova avventura televisiva».
Come si è trovata agli ordini del grande Carlo?
«Benissimo direi e non lo dico perché devo dirlo. Verdone è molto professionale e serio quando gira. Con lui, fra l’altro, potevo chiacchierare di qualunque cosa, nessun limite agli argomenti. Ah ecco, aggiungo un fatto. Quando io e il mio ragazzo abbiamo avuto un incontro intimo sul letto, Carlo è stato presente al “si gira” per farmi sentire tranquilla. Era la prima volta che mi capitava di simulare sesso in scena ed ero alquanto spaventata. Lui mi ha confortato molto: sarà una posa delicata, non si vedrà nulla, non avere timore. Ho apprezzato molto questa sua preoccupazione».
E quando le dissero che avrebbe dovuto fare una scena un po’ osé?
«Ero comunque contenta di provare una situazione nuova. Saper fare tutto è indispensabile per ogni attore».
Udine le manca?
«Molto, ma torno spesso. Adesso ho pure dei nipoti».
