Ci sono cose che si accettano volentieri e altre no. La notizia è che Enrico Bullian, a dispetto dei civici malpancisti insorti in queste ore a suo sostegno, ha acconsentito e di buon grado alla corsa per il Municipio del collega in Regione Diego Moretti. Per una questione molto logica: «L’avversario è Luca Fasan, non all’interno del centrosinistra».
E a caduta il «passo di lato», necessario soprattutto a «mandare un segnale all’area moderata» in un’ottica di unità, poiché «i numeri dell’attuale opposizione non bastano e bisogna aggregare il centro, per vincere». Puntando anche a Forza Italia, senza tabù.
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Per questo Bullian si rimboccherà le maniche e, pancia a terra, come direbbe l’eurodeputata Anna Cisint, è pronto non solo a mettersi a disposizione per guadagnare ogni sudato centimetro del campo largo, ma anche a rimetterci di tasca propria per sponsorizzare la campagna del dem.
«Non sono il re e non scapperò a Brindisi», dice per dare un taglio a ogni illazione. Ché non vuol sentir parlare di astensionismo a sinistra, come nel 2022 fu per il Pd deluso dalle primarie. «Non scordiamoci che l’estremismo è la malattia infantile dei movimenti politici», tira le orecchie ai suoi Bullian, parafrasando Lenin. «Ho votato Diego due volte, come migliaia di monfalconesi e isontini e, da sindaco di Turriaco, è stata la mia stella polare in Regione», aggiunge. Quanto alle chance: «Mai sottovalutare un democristiano», sentenzia.
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Ed è così che Moretti, in un martedì uggioso e climaticamente rigido, ha invece la sua calda e convinta benedizione laica. A tutti gli effetti, stavolta sì, un imprimatur ufficiale dall’alleato più saldo e affidabile, come s’è visto fin dai tempi del centrosinistra al governo. Okay, come lui stesso conviene, «adesso è tutto da costruire», partendo in primis dalla ricucitura con i Progressisti di cui l’ex Margherita ha apprezzato «la proposta di un candidato al tavolo e la sua spinta propulsiva», consapevole che la coalizione deve essere extralarge e va cementata.
Andando a pescare pure tra le fila di «quelli che nel 2022 hanno votato Cisint», con la consapevolezza, «senza nulla togliere alla persona o alla candidatura comunque dignitosa», che l’altra parte della barricata «rischi di avere una brutta copia, perché sullo scranno principale l’originale non ci sarà». Né può essere altrimenti: «Per via della personalità dell’eurodeputata nessun assessore è emerso nella gestione amministrativa di questi anni e pure le politiche culturali vengono seguite in prima persona da Cisint».
Quindi, se vogliamo, anche il suo delfino «sarà un debuttante». E guardando agli avversari o a quello che sarà il prevedibile leitmotiv della campagna targata maggioranza, per Moretti l’ipotesi «non è certamente quella di un Cisint III».
Politicamente un vulnus su cui inserirsi per convincere gli indecisi o i delusi. Tant’è che il monito di un paio di giorni fa di Sandra Savino, coordinatrice azzurra e sottosegretaria, non cade affatto nel vuoto: «Parlerò in primis coi rappresentati locali di quel partito e se serve fino a quelli regionali: non do niente per scontato».
Il candidato sindaco sa che screzi ci sono stati, soprattutto negli ultimi due anni. «Guarda caso – rileva Moretti – chi è stato fatto fuori dalla giunta bis? Francesco Volante, l’unico ad avere personalità, ascendente tra gli sportivi. Prima di lui, il braccio di ferro con Giuseppe Nicoli, senza scordare gli attriti col presidente del Consiglio Ciro Del Pizzo, passato pure lui a Forza Italia».
Ma prima di guardare all’immediato futuro, un’analisi per capire come si è arrivati all’oggi. «Prima constatazione – spiega Bullian –: basta temporeggiare, non c’è più tempo per nicchiare, con la finestra elettorale che si apre il 15 aprile. Serve invece un quadro chiaro per delineare la coalizione di centrosinistra e affrontare così, con le spalle larghe di Diego, l’altro candidato che inevitabilmente sarà più debole di Cisint».
Pure per l’altro schieramento, infatti, sarà «più complicato, a causa del ruolo straripante dell’eurodeputata, con prevedibili problemi nella gestione amministrativa sul medio-lungo termine».
È vero che subito dopo il voto dello scorso giugno e il rimando alle urne i civici e la Sinistra hanno indicato Bullian come possibile leader del centrosinistra. Come è reale la lettera siglata da entrambi i consiglieri regionali il 21 settembre, per la stesura dei requisiti necessari a sintetizzare la candidatura unitaria (tre aree a supporto, la spinta popolare e i sei mesi per sviluppare una capillare campagna).
«Ma al di là dell’esperienza amministrativa, i nove anni a Turriaco e la capacità di raccogliere consensi il mio nome, che avrebbe potuto agevolare un compattamento e un allargamento della coalizione, non è bastato – riflette l’esponente del Patto – e allora io stesso ritengo giusto e corretto ribaltare il quadro».
Tant’è che Bullian smentisce ricostruzioni di fantomatiche liti. E lo stesso fa Moretti: «Né la mia né la sua sono state proposte calate dall’alto e penso di potermi permettere di dire che né io né Enrico godiamo di un consenso circoscritto alla sola nostra area di riferimento». Semplicemente, lo fa capire il civico, in questa fase è più rispondente alle esigenze di allargamento il nome di Moretti, fermo restando che Bullian gli resterà incollato come pappa e ciccia: «Chi riteneva me il miglior candidato sindaco, non deve far altro che votare la lista di riferimento». L’astensionismo, per lui, non è un’opzione. Anzi «sarebbe suicida». «A Monfalcone c’è una maggioranza silenziosa di cittadini che vuole la pacificazione di questa città», ricorda.
Moretti conferma «il lavoro in tandem di questi mesi, la lettera a due mani, l’autorevolezza di entrambe le figure». «Per me questa è la seconda puntata di quell’impegno scritto – sottolinea –, adesso però c’è tanto lavoro da fare e l’auspicio è di cambiare insieme lo sguardo su questa città e sulla sua guida politica.
Non sarà semplice, perché chi ha vinto l’ha fatto con il 72,4% dei voti e per questo dobbiamo allargare lo spettro della coalizione: da soli non bastiamo e dobbiamo trovare il modo di parlare a quell’elettorato stufo del clima di esasperazione e avvelenamento presente nell’ultimo biennio in città. Sì, bisogna confrontarsi anche con chi nel 2022 si è espresso alle urne per Cisint. E non significa che dobbiamo inseguire la destra o evitare le paure legittime dei cittadini».
«C’è un tema sociale che non è appannaggio esclusivo di alcune persone – incalza Moretti – da affrontare con proposte serie, alla base del nostro programma elettorale. Abbiamo bisogno ora di chi ci ha già sostenuto e di chi non l’ha fatto, perché le giunte Persi, figura che ricordo con affetto, Pizzolitto e Altran si sono rette su un consenso allargato al centro e la destra ha vinto solo quando è riuscita ad aggregarlo».
«Dobbiamo – termina il candidato sindaco – recuperare una politica che non guarda solo al suo ombelico, ma intesse relazioni con gli altri Comune. L’isolamento di Monfalcone ha pagato per Cisint, nei consensi, ma non per il territorio». La battaglia comincia. Ma contro la destra che «mina la coesione sociale», copyright by Bullian.
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