Mai, quel 9 marzo del 1880, il notaio Scipione Vici, nel suo studio di Roma, mentre consegnava le carte da far firmare con la penna di piuma al principe Sigismondo Giustiniano Bandini, al duca di Bomarzo Francesco Borghese e al marchese Giulio Merenghi, avrebbe immaginato che quel Banco di Roma che stava per emettere il suo primo vagito nel cuore della Capitale, sarebbe stato accusato un giorno di essere una minaccia straniera a quale contrapporre un moto di indignazione patriottica. Quello che è certo è che oggi, se scrivi Unicredit, ricordi il Banco di Roma e le sue origini borgatare, ma nel 2024 leggi finanzieri senza nome, fondi internazionali, uffici alla Cayman e società invisibili.
Lo stop imposto ieri dal governo alla scalata ostile dello storico gruppo “romano”, diventato negli anni Credito Italiano e poi Unicredit, nasce da una semplice valutazione del pacchetto azionario del gruppo guidato da Orcel, a trazione straniera e molto parcellizzato. UniCredit, che ha da poco aumentato la sua partecipazione in Commerzbank, ha come azionista di maggioranza relativa, molto relativa, con il 7%, il fondo americano BlackRock, ma i tre quarti del capitale sono di investitori istituzionali di cui il 69% stranieri. Poi c’è una piccola quota di investitori istituzionali italiani (il 6%). Il rimanente quarto di capitale fa invece capo ad altri investitori, stranieri e italiani ma è fuor di dubbio che l’Ops “ostile” annunciata ieri da Unicredit sulla Bpm non sia esattamente un’operazione patriottica nella fase delicata che stava portando alla creazione di un terzo polo bancario italiano con l’aggregazione tra la Banca Popolare di Milano e Monte dei Paschi di Siena, risanata con i soldi dello Stato e la benedizione del governo Meloni. Non a caso, il primo a esprimere perplessità è stato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che con cautela ha fatto notare di non essere stato informato dell’operazione Unicredit e di avere a disposizione l’arma del “veto statale”: “Aspettiamo di vedere le carte ma possiamo esercitare la golden power”, ha detto in riferimento al potere dell’esecutivo di intervenire in determinate operazioni economiche, tra cui acquisizioni o fusioni bancarie, in nome degli interessi strategici nazionali. Più duro il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini : “A me le concentrazioni e i monopoli non piacciono mai, ero rimasto al fatto che UniCredit volesse crescere in Germania. Non so perché abbia cambiato idea. UniCredit ormai di italiano ha poco e niente: è una banca straniera, a me sta a cuore che realtà come Bpm e Mps che stanno collaborando, soggetti italiani che potrebbero creare il terzo polo italiano, non vengano messe in difficoltà”. Perché Salvini definisce straniera UniCredit? Anche di questo si è parlato nella puntata di Numeri, approfondimento di Sky TG24, andata in onda il 25 novembre. Più favorevole all’operazione, invece, Forza Italia: “E’ un segnale positivo in un mercato libero e aperto pertanto i recenti movimenti non devono sorprendere eccessivamente”, dice Paolo Barelli, presidente dei deputati di Forza Italia, ai microfoni di Radio Anch’io. “Non si tratta di operazioni sotto il controllo diretto della Banca d’Italia. È infatti la Bce a vigilare e controllare tali operazioni, garantendo che siano conformi alle normative europee e non solo a quelle italiane”.
Intanto, è la stessa Bpm ad alzare le barricate. “Fermo restando che Banco Bpm si esprimerà sull’offerta pubblica di scambio volontaria” lanciata ieri da Unicredit “con le tempistiche, gli strumenti e secondo le modalità previste dalla legge”, il Consiglio di amministrazione dell’istituto di via Meda fa sapere in una nota che analizzando l’informativa “in via preliminare e nel migliore interesse degli azionisti, rileva all’unanimità che l’offerta indica un corrispettivo unitario, interamente in azioni, che riflette un premio dello 0,5% rispetto al prezzo ufficiale di Banco Bpm del 22 novembre e uno sconto implicito del 7,6% rispetto al prezzo ufficiale di ieri”. In sostanza “le condizioni risultano del tutto inusuali per operazioni di questa tipologia”.
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