Finisce con un gol per parte. Finisce con il gusto un po’ amaro di cose perdute a Empoli, dove l’Udinese ha sprecato un tempo per capire che avrebbe potuto ottenere di più, non solo perché gli avversari, stringi stringi, hanno prodotto solo l’azione del gol. La formula Atalanta non si è rivelata quella azzeccata, nello scenario empolese. Questione di caratteristiche dell’avversario, portato a scendere sotto la linea della palla per poi fare densità in mezzo al campo con il rientro anche delle punte d’appoggio al centravanti Pellegri, Colombo a destra e Cacace a sinistra. Così il tecnico di casa, Roberto D’Aversa, riesce a far quadrare i conti, mentre sull’altro fronte c’è un ingrediente che manca nella “minestra” servita da mister Kosta, il dinamismo di Martin Payero, sostituito ieri da Oier Zarraga, mezzala di manovra che serve poco o nulla nel batti e ribatti al quale ti costringe l’Empoli in mediana.
Succede, in questo quadro, che la partita viene impostata sull’errore dell’avversaria e l’Udinese è la prima a commetterne uno fatale. Lovric concede spazio alla ripartenza, mentre Okoye sembra un gatto di marmo sul tiro tutt’altro che irresistibile del rinato Pellegri che si insacca alle sue spalle dopo 23 minuti.
Da quel momento l’Udinese sposta il baricentro del gioco nella metà campo dell’Empoli e trova un paio di mezze occasioni, in particolare con Thauvin, tutt’altro che preciso, soprattutto quando il pallone giusto gli capita sul piede sbagliato, il destro: pallone sul fondo dopo una sorta di rigore in movimento.
Runjaic decide di aver visto troppo. O meglio, troppo poco. Così per la prima volta vara la difesa a 4, una mossa anticipata nelle scorse settimane, svelando come stava lavorando in allenamento per dare un futuro tattico diverso alla sua Udinese. Fuori Kamara, ammonito, dentro Zemura per presidiare la fascia sinistra; fuori Giannetti, un difensore, dentro una punta, Lucca. Si gioca praticamente a una sola porta con Thauvin piazzato alle spalle del “doppio centravanti” e una mediana a tre. La supremazia territoriale però non porta ad alcuno sbocco fino a quando il tecnico tedesco non decide che è arrivato il momento di rinunciare all’anello debole del centrocampo, Zarraga, per inserire Ekkelenkamp. A questo punto la forza d’urto bianconera diventa un rebus irresistibile per l’Empoli. Lucca riesce ad addomesticare un pallone in area, si gira e conclude verso la porta avversaria, trovando il braccio sinistro di Cacace che gli para il tiro ravvicinato. Peccato che il portiere dell’Empoli si chiami Vasquez. L’arbitro Livio Marinelli non vede e chiede lumi alla sala Var di Lissone. Là trova il collega Fabbri che cerca di dipanare la matassa. Sembra che prima del tocco di mano dell’empolese ci sia una deviazione con il ginocchio, nello specchio della porta il tocco di mano dovrebbe ugualmente essere punito. La decisione fa il paio con quella di La Penna a Bergamo: niente rigore. Chissà se il Var farà discutere anche questa volta.
A placare le discussioni interviene la “capoccia” di Davis che sfrutta un corner di Lovric dalla destra. Sull’1-1 Runjaic getta nella mischia anche Atta, nella speranza di trovare un’imbucata di qualità, ma il fortino dell’Empoli regge, nonostante qualche scricchiolio. Nel finale, infatti, l’Udinese spara tutta una serie di traversoni in area per sfruttare la propria stazza nell’ultimo assalto un tiro di Karlstrom sbatte contro il muro della difesa di D’Aversa. Peccato.
Peccato aver sprecato un tempo. Dopo tre stop di fila Runjaic torna a casa con un punto, ma guardando alle prestazioni a cavallo della sosta, tra Bergamo ed Empoli, l’Udinese avrebbe potuto raccogliere di più.