Monopattini pubblici a rischio chiusura a Padova, dopo la riforma del Codice della strada approvata la scorsa settimana su input del ministro Matteo Salvini.
In città sono due le aziende che gestiscono il servizio – Bit mobility e Dott – per un totale di mille mezzi che possono essere parcheggiati ovunque con l’eccezione di alcune aree di pregio del centro cittadino.
La concessione però è scaduta da alcuni mesi e gli operatori continuano ad operare in proroga. Il nuovo bando del Comune dunque dovrà essere adeguato alle nuove norme, che prevedono l’obbligo di assicurazione, targa e soprattutto del casco.
Tutte regole che mettono in difficoltà le società.
«Valuteremo come evolverà la situazione, certo c’è il rischio che le aziende non si presentino per il nuovo bando», sottolinea l’assessore alla mobilità Andrea Ragona.
Il primo bando per il servizio free floating è stato realizzato dal Comune nel 2021, c’è stato poi un rinnovo nel 2022 e adesso la concessione è scaduta dal luglio scorso. Gli uffici di Palazzo Moroni hanno atteso l’entrata in vigore del nuovo Codice della strada proprio per adeguarsi alle norme nazionale. Ma questo mette a forte rischio il servizio.
«Il problema della sicurezza non è determinato tanto dal casco, ma dal fatto che i monopattini hanno ruote piccole e possono essere modificati. Quelli pubblici invece hanno ruote più grandi, velocità limitate, viene fatta la manutenzione e sono costantemente monitorati – ragiona ancora Ragona – Eliminando questo servizio, si rischia di spingere sempre più all’utilizzo dei monopattini privati, dunque la sicurezza non ci guadagna».
L’amministrazione ha comunque intenzione di pubblicare l’avviso di ricerca di operatori: «Faremo comunque il bando, ma il timore è che diventi non più economicamente sostenibile», conclude l’assessore.
Nei giorni scorsi le aziende che gestiscono il servizio hanno manifestato tutta la loro preoccupazione. «Le nuove norme impatteranno non solo sui prezzi del servizio, destinati a crescere, ma anche sul futuro prossimo dei lavoratori delle aziende come la nostra e del cosiddetto indotto», è l’avviso degli addetti ai lavori.
Al di là di targa e assicurazione, la norma più difficile da gestire è quella del casco obbligatorio.
Nei Paesi dove si è sperimentata questa misura si è registrato un calo di utilizzo dei monopattini del 30%, soprattutto perché il casco è visto come una scomodità.
E poi c’è il problema dei furti: dove è stata fatta la sperimentazione i caschi forniti integrati al monopattino sono spariti dopo pochi giorni, causando non solo il danno del furto ma anche una vandalizzazione della serratura elettronica. Il rischio è di un servizio che si trasforma in disservizio, alimentando il degrado nei centri storici delle città.