BRONI. Era accusato di avere trasformato in un inferno la vita della sua ex convivente, tormentandola dopo la fine della relazione e tendendole veri e propri agguati a sfondo sessuale, al punto che la vittima per mesi ha fatto fatica a uscire di casa. L’uomo, un 50enne che abita in un paese vicino a Broni, ha patteggiato la pena di due anni davanti alla giudice Daniela Garlaschelli, ottenendo anche la sospensione condizionale. Una pena contenuta, rispetto alle contestazioni di violenza sessuale e stalking di cui doveva rispondere: il patteggiamento è stato concesso perché l’imputato ha dato la sua disponibilità ad affrontare un percorso di recupero e di assistenza psicologica.
Il piano di recupero
Sarà seguito da esperti del settore, che si occupano della prevenzione e del recupero di persone che hanno commesso reati violenti. Il 50enne si è detto «pentito» e disposto a prendersi le sue responsabilità, cercando di non ricadere più nei comportamenti del passato. La vittima, sostenuta dagli avvocati Fabrizio Gnocchi e Marta Perduca, sta comunque valutando, come spiega il legale Gnocchi, «un’azione risarcitoria in sede civile» per i danni subiti.
Le contestazioni
All’imputato erano contestati una serie di episodi e atti persecutori messi in pratica tra il 2023 e l’anno in corso. L’accusa di stalking riguarda i comportamenti che l’uomo avrebbe assunto in particolare dopo la fine della relazione con la donna, anche se c’erano già stati episodi di gelosia e vera e propria ossessione, al punto da controllare le amicizie e le uscite di lei. Dopo l’annuncio della donna di chiudere la relazione, gli atteggiamenti sarebbero peggiorati.
Le violenze
Secondo l’accusa l’uomo la seguiva e la pedinava per tenerla sotto controllo, faceva passaggi continui sotto la sua abitazione e si appostava per parlarle. Comportamenti che hanno fatto scattare l’accusa di stalking. Ma nell’elenco delle contestazioni ci sono anche aggressioni fisiche: un giorno di settembre dello scorso anno, secondo l’accusa, la strinse contro il muro mettendole le mani al collo e costringendola poi ad andare in ospedale per farsi medicare (da qui l’accusa di lesioni). Un mese dopo un vero e proprio agguato a sfondo sessuale, che ha fatto scattare l’accusa di violenza sessuale.
Un giorno la donna fu raggiunta in una stradina di campagna, dove era solita portare a spasso il cane, e qui l’uomo l’avrebbe aggredita sessualmente. Solo dopo diversi tentativi era riuscita a divincolarsi e a chiedere aiuto. La denuncia ha fatto scattare le indagini, che hanno seguito l’iter di maggiore tutela per le vittime di violenza previsto dal Codice rosso. —