«Mi chiedo perché il destino si accanisce contro i buoni: lui non era in grado nemmeno di schiacciare uno scarafaggio». Se lo chiede Chiara Olivieri, figlia acquisita di Gilberto Guerriero che ha perso la vita venerdì a 55 anni, a seguito di un’emorragia interna dopo un intervento al cuore.
L'uomo non aveva figli biologici, ma era circondato dall’amore della sua compagna Rita, conosciuta dieci anni fa, e dai figli di lei: Francesca di 38 anni, Fabio di 37, Chiara di 34 e, il più giovane, Antonino, 25enne.
Aiuto cuoco all’Hotel Hilton di Mestre dal 2020, dove tutto lo staff è ancora sconvolto dalla notizia, Gilberto era un lavoratore a categoria protetta, a causa dei tre infarti subiti nell’arco della sua vita, e faceva in cucina quello che poteva, con dedizione.
«Con riservatezza ed ironia, faceva finta che questi problemi non ci fossero» continua Chiara, «desiderava fare quello che le persone fanno quotidianamente: un semplice aperitivo, una grigliata, godersi la casa e la sua famiglia. Ci prendevamo scherzosamente in giro su chi doveva stare attento al cibo di più. Ma purtroppo la malasorte ha prevalso e se n’è andato dopo quell’operazione che i dottori ci hanno detto era andata bene».
«Guerriero di nome e di fatto» dicono gli amici. Il ricordo di Antonino, figlio della compagna Rita, alla scoperta della notizia è toccante: «Perdere un padre mi ha stravolto la vita, ma perderne un altro non è per nulla facile. Gibbo sei stato parte della mia famiglia, sempre buono e gentile e per ogni giorno sei stato sempre vicino a mia mamma: per questo sarai sempre nel mio cuore». E soprattutto la compagna Rita lo stimava: «Non muoveva foglia se prima non consentisse anche Gilberto: non una questione di permesso, semplicemente senza di lui non andava da nessuna parte e adesso ha perso la sua ancora» prosegue Chiara.
La sua passione era il cibo e la cucina, nella memoria resteranno le sue pennette al limone e il pollo all’arancia, oltre ai pasti nel suo locale di sushi preferito, il “Sushi Fu” a Tencarola (Padova). Ma c’era una persona in particolare che faceva brillare i suoi occhi più di ogni altra cosa, ed era il suo “nipotino” Tommaso di soli 3 anni: con un sorriso orgoglioso raccontava quotidianamente di lui ai colleghi di lavoro. I familiari si stringono nel dolore per ricordare un uomo altruista e di buon cuore: l’ultimo saluto è previsto per martedì, alle 11 nella Chiesa di San Pietro a Favaro Veneto. Riposerà nel cimitero di Mestre.
