Il primo tempo l’ha vinto Stefano Bonaccini con un vantaggio di 300 voti su Elly Schlein. In Veneto è finita 2.923 (46,2%) a 2.620 (41,4%) per il presidente dell’Emilia Romagna che a Treviso è arrivato al top con il 52,4% sostenuto da Rachele Scarpa, Laura Puppato e Andrea Zanoni e anche a Vicenza incassa il 47% come a Padova con i giovani leoni Giacomo Possamai e Massimo Bettin a dettare la strategia.
Ma la partita vera si giocherà il 26 febbraio con le primarie: peserà davvero il voto di opinione della sinistra delusa che rifiuta la tessera ma quando “la casa brucia”, per dirla con le parole di Cuperlo, è pronta a giocare la partita fino in fondo?
Il primo tempo ha visto scendere in campo 6.300 iscritti Dem, mai così pochi dopo la stagione del “partito liquido” con la rottamazione e le Leopolde di Renzi. L’uscita di scena di Enrico Letta ha messo fuori gioco la vecchia guardia e la sfida al Nazzareno è una vicenda tutta interna all’Emilia Romagna: il pragmatismo riformista di Bonaccini contro il movimentismo della Schlein, paladina dei diritti civili.
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Con una parola d’ordine: rinnovare e tornare alle origini, alla stagione dell’Ulivo di Prodi. E anche in Veneto le alleanze si sono dissolte e i congressi hanno regalato sorprese. La prima è il ritorno a casa di Articolo 1, l’area Bersani-Speranza che vede Flavio Zanonato rientrare in quel Pd che l’ha eletto sindaco di Padova e poi ministro con Letta. E sono tornati all’ovile anche i veneziani Mognato e Scaramuzza che hanno sostenuto la Schlein come gran parte dell’area Orlando, cui fa riferimento il segretario regionale Andrea Martella.
Da dove cominciare? Da Venezia. Dove Elly Schlein ha trascorso il week end con le assemblee di Portogruaro e di Venezia, accompagnata da Matteo Favero. Gli altri due big della squadra sono i parlamentari Alessandro Zan e Andrea Crisanti e Vanessa Camani. Dal quartier generale arrivano squilli di tromba di giubilo.
«Quello veneto è per la mozione Schlein un risultato decisamente sopra le aspettative che consentirà a Elly di accedere con un forte consenso alle primarie del 26 febbraio. Siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti grazie a un lavoro dal basso, spesso contro apparati e correnti, dimostrando che proprio dal Veneto può partire il nuovo Pd. La mozione Schlein vince a Venezia, Verona e Rovigo e tiene un distacco di soli 100 voti a Padova. La sfida è dunque apertissima» afferma Camani.
«Pochi avrebbero scommesso su un risultato così buono in Veneto e che per la mozione “Parte da Noi” supera la media nazionale. Una mobilitazione sostenuta da tantissimi giovani ma anche da militanti di ogni età che hanno riempito nuovamente piazze, circoli e sale e che nasce fuori dall’apparato, affermandosi come vera e unica alternativa per rigenerare il Pd», conclude Matteo Favero.
E l’area Bonaccini? Il volto nuovo si chiama Rachele Scarpa, 25 anni, deputata da settembre, sostenuta anche dai parlamentari Piero Fassino, Beatrice Lorenzin, da Andrea Ferrazzi a Venezia, Roger De Menech a Belluno, Alessia Rotta a Verona, Achille Variati e Alessandra Moretti a Vicenza. Insomma, tutti i big.
«Per tornare finalmente a vincere serve un Pd unito, plurale e vitale, con posizioni anche radicali nell’indicare le ingiustizie e le disuguaglianze che affliggono il Paese e il Veneto. Bisogna essere più chiari, concreti e determinati. Un partito orgogliosamente di sinistra che vuole tornare al governo dettando la sua agenda a partire da salute, istruzione e lavoro. Tutti i candidati e le candidate sono validi, ma per me Bonaccini è la persona che meglio può svolgere il ruolo di segretario», afferma Scarpa.