Lunedì Ieri gli assessori competenti di tutte le scuole statali di Padova e provincia, dove studiano 105.000 studenti, dalle materne agli istituti superiori, hanno fatto accendere i termosifoni.
Naturalmente il Comune di Padova li ha fatti riaccendere anche negli asili nido (0– 3 anni). In pratica il riscaldamento è tornato nelle aule con due settimane di ritardo grazie alle temperature miti che si sono succedute sino ad oggi.
Mentre nelle scuole di competenza del Comune non è stata mai calcolata la cifra che viene spesa al giorno, l’amministrazione provinciale ha comunicato che negli istituti superiori il riscaldamento costa 18.000 euro al giorno.
Questo è il vecchio prezzo perché, come ha detto il vice-presidente Vincenzo Gottardo due settimane fa, fin quando il prezzo del gas e dell’energia elettrica non calerà drasticamente, c’è il rischio che alla Provincia il costo del riscaldamento possa arrivare sino a 40.000 euro al giorno. I pareri dei due assessori competenti sono sulla stessa linea.
«Il freddo è arrivato», spiega Cristina Piva «sarebbe stato folle tenere al freddo i bambini degli asili nido e delle materne (3-5 anni). Per me è stato giusto aver riacceso i termosifoni anche alla primaria ed alla media». Dello stesso avviso anche Luigi Bisato: «Al momento li abbiamo riaccesi solo per tre ore al giorno», dice il consigliere delegato all’edilizia scolastica. «In tante scuole ci sono soggetti fragili, che soffrono il freddo più degli altri. E poi credo che tutti hanno notato che la temperatura attuale è diversa da quella della settimana passata. Speriamo solo che il costo per il gas e per l’energia elettrica venga ridotto in tempi brevi».
Non tutti i presidi sono convinti che sia stato giusto riaccendere il riscaldamento. «Il Comune ha fatto bene a far tornare il caldo agli asili ed alle materne», dice il dirigente del Secondo Istituto Comprensivo, Andrea Muto. «Per i più grandicelli si poteva aspettare ancora un po’ di giorni visto che il sole, per nostra fortuna, continua a splendere ogni giorno. L’emergenza energetica, purtroppo, non è finita per niente».
Anche il preside dello Scalcerle (1.600 studenti, compreso il corso serale) è convinto che per il riscaldamento si poteva aspettare ancora qualche giorno. «I termosifoni accesi vanno bene per i piccolini», sottolinea Giuseppe Sozzo, «ma per i ragazzi dai 14 ai 19 anni è tutto diverso. Sarebbe stato sufficiente indossare un maglione in più per sentirsi a proprio agio sia nelle aule che nei corridoi. Con i termosifoni spenti non avrebbe protestato nessuno. Tant’è che sino ad oggi nessun genitore e nessuno studente è venuto a segnalarmi che bisognava accendere il riscaldamento perché c’era freddo nelle aule. La crisi energetica è una cosa seria. La possiamo superare in tempi brevi se ognuno di noi mette in atto il proprio senso di responsabilità».