MODENA «Sono stata io, ho lanciato il bambino dalla finestra».
Monica Santi, la babysitter 32enne arrestata per tentato omicidio, ha raccontato cos’è successo in quegli attimi terribili, alle 10 di martedì mattina, nell’abitazione di via Arginetto 207, dove si era recata, come faceva ogni giorno da gennaio, per accudire il piccolo di 13 mesi.
La donna ha fornito, con la voce interrotta dal pianto, una dichiarazione spontanea davanti al giudice, dottor Andrea Scarpa, al pubblico ministero Pasquale Mazzei che coordina per la Procura le indagini svolte dai carabinieri, assistita dall’avvocato difensore Francesca Neri.
Un racconto della durata di circa mezz’ora, dalle 9 di ieri mattina, al Sant’Anna. La donna è rinchiusa qui da martedì e vi rimarrà dopo la convalida dell’arresto e della custodia cautelare per pericolo di reiterazione del reato, disposta dal gip, richiesta dal pm e dalla stessa difesa, «vista la fase di estrema fragilità».
Prima di fornire le sue generalità ha chiesto di nuovo come sta il bambino. «Poi ha raccontato spontaneamente che è stata lei a lanciare il bambino dalla finestra – afferma l’avvocato Francesca Neri, che dalle prime ore dopo il fatto assiste la carpigiana Monica Santi – Ha dichiarato che il suo non è stato un gesto premeditato, ma frutto di un malore che improvvisamente l’ha colpita. Si è trovata in uno stato di catalessi, in cui si sentiva soffocata e non ha saputo dare alcuna giustificazione».
Dopo il gesto, dichiara il legale, «Monica Santi si trovava in una realtà parallela, non capiva cosa stesse succedendo. L’unica cosa che è stata in grado di fare è scendere dal piano superiore dov’era con il piccolo, andare dalla donna delle pulizie al piano inferiore e dire: “Adesso il bambino è libero” alla colf. Era una sua richiesta di aiuto nei confronti della donna delle pulizie. L’ha ripetuta, questa espressione, due o tre volte perché la signora non sapeva come interpretarla. Solo in un secondo momento davanti all’insistenza di questa affermazione, la signora ha capito che il bambino si trovava sul retro della casa».
La babysitter, come è emerso nei giorni scorsi, appariva priva di alcun sentimento, era immobilizzata. Monica Santi ha spiegato che nell’ultimo periodo, a seguito di insoddisfazioni in campo lavorativo, precedenti all’incarico di babysitter, era nato in lei un senso di abbandono, di insicurezza. Aveva bisogno di attenzioni che non riusciva a trovare da parte di nessuno. Riteneva di essere in grado di riuscire a gestire da sola questo suo malessere. «Invece, purtroppo, questo ha avuto il sopravvento sul suo raziocinio e si è sfogato nel gesto del 31 maggio – conferma l’avvocato Neri – Ha ribadito la sua preoccupazione per il bambino chiedendo subito delle sue condizioni e il suo dolore è anche quello dei famigliari della 32enne, molto preoccupati a loro volta. Tutti ci auguriamo che quanto prima il piccolo possa tornare all’affetto di mamma e papà».
Il pm disporrà l’incidente probatorio. Sarà possibile così valutare con la perizia psichiatrica se il disagio psico-sociale abbia influito sulle azioni di Monica Santi. «La difesa non ha chiesto misure alternative al carcere perché ritiene che in questa fase di estrema fragilità della ragazza la custodia carceraria sia quella che la possa tutelare di più», afferma il legale.
La 32enne ha raccontato che con il bambino e la sua famiglia aveva un buon rapporto e non riesce a spiegare le motivazioni del gesto. «Con il trascorrere del tempo questo malessere interiore era sempre più pressante, tanto che si sentiva soffocare ed è entrata in catalessi – aggiunge la difesa – È disperata per quello che ha fatto, piangeva. Ha raccontato tutto con voce tremante e interrotta dal pianto. La mia assistita ha parlato anche di un incarico ricoperto in una ditta come segretaria amministrativa fino a giugno 2021 e ha parlato di insoddisfazioni. Nell’estate successiva ha fatto la babysitter in Francia, poi a Soliera, incarico quello in via Arginetto, reperito tramite un’inserzione letta su Internet».
Tra gli atti è presente la testimonianza della colf, la signora Anna, la quale ha dichiarato che da quando conosce Monica è sempre stata brava e professionale con il bambino.
PERIZIA PSICHIATRICA