GOITO. Da cinquant’anni lavora come fisioterapista e osteopata, ma Giusy Pasquali non ha alcuna intenzione di mettere il camice in un armadio. «Cinquant’anni: è un anniversario importante – dice - Mi sembra ieri il primo giorno di lavoro. Non sento il peso dei decenni. Ho avuto la fortuna di non avere ostacoli. Non vedo motivi per fermarmi. Se una persona viene da me è perché sta male, m piace lavorare come meglio riesco». E per essere utile ai pazienti, la dottoressa sottolinea l’importanza della formazione, dello studio costante. «Ci sono sempre concetti nuovi che possono essere a nostra disposizione - racconta -. È dunque indispensabile studiare e rimanere aggiornati».
La sua carriera è iniziata nel 1971, dopo il diploma in fisioterapia a Verona, titolo poi trasformato in laurea. A volerla professionista della sanità, il puro caso e un incontro fortunato. «Alle superiori avevo studiato per diventare maestra alle scuole elementari– dice –. Ora vivo a Goito, ma sono originaria di Piubega. Finita la maturità magistrale, avevo le idee chiare, ma dovevo aspettare due anni per il concorso. Nell'attesa, ho iniziato a frequentare alcuni corsi a Mantova per raggiungere poi l'obiettivo. Mi muovevo in corriera e proprio sulla corriera un giorno incontrai una donna che mi cambiò la vita. Parlando del mio futuro, mi consigliò di frequentare la scuola di fisioterapia di Verona. Non ho mai saputo chi fosse quella donna, altrimenti le avrei mandato un messaggio con scritto: grazie!».
Pasquali non ha perso tempo: si è iscritta al corso consigliato e dopo qualche giorno ha iniziato a studiare a Verona. Da allora si è sempre sentita motivata, anche se «inizialmente non ho abbandonato l’idea di diventare maestra – racconta -. Ho partecipato infatti anche al concorso, ma quando mi hanno chiamata per le prime supplenze lavoravo già in ospedale».
Era il 13 luglio del ’71 quando sostenne l’esame per diventare fisioterapista a Verona e il 14 luglio, il giorno dopo, già era in ospedale a Mantova nel reparto di neurologia. «Avevo vent’anni. Allora c’erano pochissimi fisioterapisti – dice -. La collega era da sola e faceva fatica a seguire sia il reparto maschile che quello femminile. Iniziai come volontaria nell’attesa che preparassero la documentazione per il concorso. L’assunzione ufficiale è arrivata il primo settembre».
Dopo quasi 40 anni all’ospedale, un percorso che le ha permesso di raggiungere la pensione, Pasquali non si è fermata e ora continua in libera professione all’Hesperia a Mantova e a Goito, con la consapevolezza che da una parte è importante il lavoro di squadra con gli altri colleghi, dall’altra la continua formazione. Corsi di aggiornamento, ma anche una laurea in osteopatia.
«Il primo aggiornamento l’ho seguito a 24 anni, in Francia, nell’ospedale in cui lavorava André Albert. Aveva scritto un testo sulla rieducazione al cammino del paziente emiplegico. Mi sono attivata per lavorare con lui un mese come volontaria. L’anno seguente sono poi tornata per quindici giorni. Ero già sposata, mio marito mi ha sempre sostenuta. Sono stata fortunata. Lo ringrazio. Per perfezionarmi ho sempre sfruttato i miei giorni di ferie».
I viaggi per la formazione sono poi proseguiti: a Pisa ha approfondito il metodo Perfetti, a Bologna, il metodo McKenzie. Corsi che è poi riuscita a portare anche a Mantova. «Noi medici dobbiamo crescere insieme, solo così siamo utili» sottolinea. Spazio poi all’osteopatia secondo il metodo Solère che l’ha portata a viaggiare tra Lugano, Rimini e Bologna, e negli ultimi decenni all’osteopatia pediatrica.
Tanti impegni dunque, e non solo di lavoro. «Ho partecipato, per aiutare gli sportivi, alle maratone di Torino e dell’isola d’Elba – spiega –. Esperienze faticose, ma molto belle». Prima dell’arrivo del Covid ha poi incontrato anche i bambini di quinta elementare di alcune scuole della provincia per parlare di un articolo da lei scritto sugli zainetti troppo pesanti e le conseguenze. «Al momento mi ritaglio i miei spazi – conclude -. Non sono incatenata al lavoro, ma non ho intenzione di fermarmi».
