I dati sembrano dire che la curva dei contagi potrebbe, se non scendere, almeno stabilizzarsi. Crescono, ma sembra non in maniera esponenziale. Non è però il momento di abbassare la guardia e per questo il governo pensa a un lockdown leggero, una forma di chiusura soft che limiti assembramenti, ma non porti alla chiusura totale come in primavera.
Non un lockdown nazionale, ma chiusure locali organizzate e puntate sui luoghi dove maggiormente ci sono stati problemi di assembramento. Sono i centri storici delle grandi città i primi a dover essere chiusi. A Roma saranno contingentati gli ingressi alle vie dello shopping e dovrebbero essere aumentati i controlli ai parchi. Chiusi bar e ristoranti a Firenze nel fine settimana e forse vietato l’accesso alcune piazze. Un provvedimento simile a quest’ultimo potrebbe arrivare anche a Bologna. A Palermo sono vietati gli accessi ad alcune piazze e nel fine settimana saranno chiusi spiagge ed aree verdi.
Oltre a queste chiusure locali resta attivo il sistema a colori per le regioni che sembra dare risultati con l’aumento delle limitazioni all’aumentare dei casi. Il governo non vorrebbe un nuovo Dpcm, ma questo sistema, che sta portando la maggior parte delle regioni in zona rossa o arancione, andrebbe implementato con ordinanze locali.
Venerdì Veneto, Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia dovrebbero diventare zona arancione e la Campania passare direttamente a quella rossa. Se diventasse invece arancione potrebbero esserci ulteriori misure specifiche per la città di Napoli, compreso il divieto di ingresso per chi non è residente. Altra misura del lockdown soft potrebbe essere l’utilizzo dell’esercito per controllare alcune zone ed evitare assembramenti. Per limitare invece i contagi all’interno dei nuclei familiari e l’affollamento degli ospedali il premier avrebbe chiesto di aumentare le strutture esterne, i cosiddetti Covid Hotel, per i periodi di quarantena.
Il lockdown leggero permetterebbe alle imprese di continuare la produzione. Non fermerebbe l’industria e nemmeno le attività dei professionisti. Bar e ristoranti sarebbero invece a rischio chiusura, locale o regionale, ma anche nazionale se tutte le regioni passassero in zona rossa. Potrebbero esserci limitazioni per i fine settimana e anche il numero degli esercizi commerciali aperti sarebbe limitato come succede già nelle regioni rosse e forse ancora di più limitando le eccezioni a alimentari, farmacie, parafarmacie, edicole e tabaccai.
Gli spostamenti fuori dal proprio Comune e dalla propria Regione sarebbero vietati, salvo esigenze di salute, urgenza o lavoro. Scatterebbero poi misure ancora più restrittive nei comuni con focolai conclamati e chiusure di parte dei territori, cosa che i Comuni possono già fare sulla base dell’ultimo Dpcm. Resta il nodo scuola, parte del governo vorrebbe sospendere le lezioni in presenza ovunque, la ministra Azzolina invece insiste per mantenere aperte le classi almeno fino alla prima media.